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Inflazione e TV

  • 02 Dicembre 2022 (3 min di lettura)

L’inflazione non è un fenomeno omogeneo. Non tutti i prezzi sono saliti, ma sono aumentati i prezzi dei beni di cui abbiamo necessità. L’inflazione dei prezzi di alimentari ed energia è ancora alta, e ciò si riflette sui prezzi nel resto dell’economia. Probabilmente i televisori sono meno costosi rispetto alla Coppa del Mondo precedente; tuttavia, l’anno scorso i prezzi dei beni di prima necessità sono saliti in modo esponenziale. La birra e la pizza che accompagnano le partite di calcio costano certamente molto di più. L’offerta carente e le transizioni sono causa di inflazione. Comunque, nel lungo periodo, pagheremo di più per i beni che vengono prodotti in modo non sostenibile. Ragione in più per investire nelle aziende e nelle tecnologie che produrranno energia e alimentari più convenienti, più sicuri e più puliti nel lungo termine.

 

In TV

Se siete come me, ultimamente avete visto molta televisione. Da che ho memoria sono sempre stato un appassionato spettatore della Coppa del Mondo (probabilmente il primo torneo di cui mi ricordo, da bambino, è Messico 1970 dove ci salvò una parata di Gordon Banks!). Naturalmente la TV negli anni ‘70 era assai diversa. Oggi abbiamo grandi televisori a schermo piatto e ad alta definizione, con audio surround e connessione a Internet integrata. Molto diversi dall’apparecchio che avevano i miei genitori, ci metteva circa cinque minuti ad accendersi. La tecnologia ha fatto veramente passi da gigante. Quando ero bambino, le famiglie in genere avevano un solo televisore. Oggi c’è un dispositivo in ogni stanza, e possiamo guardare le partite anche sul telefono cellulare, ovunque ci troviamo. Vista la ricchezza e la varietà dell’intrattenimento, dei programmi educativi e dell’informazione che oggi vengono trasmessi via satellite e via cavo, il televisore è un dispositivo che ha migliorato la qualità della vita per miliardi di persone in tutto il mondo.

 

A buon mercato

Senza costare un patrimonio. Secondo il Bureau of Labor Statistics degli Stati Uniti, il costo di una televisione, rettificato per i progressi in termini di qualità, è solo l’1% circa rispetto al costo che aveva quando si giocò la Coppa del Mondo del 1982 in Spagna. Secondo la stessa fonte, come indicato nell’indice dei prezzi al consumo, il prezzo dei televisori è diminuito del 16,5% rispetto a un anno fa. Non segue dunque la traiettoria dell’inflazione. Guardiamo cosa sta succedendo ai prezzi di altri beni che acquistiamo, al di là di quelli di prima necessità. È interessante che, in alcuni casi, l’inflazione sia in calo. Per esempio per la casa, il prezzo dei mobili, delle lavatrici e dei servizi televisivi è in diminuzione. Per quanto riguarda i divertimenti, il prezzo di articoli sportivi, giocattoli e dell’abbonamento alla palestra è sceso rispetto a sei mesi fa. L’inflazione sta rallentando anche sul fronte tecnologico e delle comunicazioni. Durante l’anno scorso, l’inflazione è stata negativa per i servizi di telefonia wireless, e lo stesso vale per personal computer e periferiche.

 

Gli snack invece costano di più

Questi dati si basano sui prezzi al consumo negli Stati Uniti. Con questo non voglio dire che la stessa tendenza si ripete anche altrove ma, se l’inflazione negli Stati Uniti sta scendendo, è una buona notizia per le prospettive dei tassi e anche per la fiducia di consumatori e investitori. L’inflazione reale però ha riguardato maggiormente i beni di prima necessità, ovvero alimentari ed energia. Qui la situazione deve ancora migliorare. A ottobre l’inflazione degli alimentari era ancora del 12%, mentre le bollette dell’energia delle famiglie sono salite del 17% e il prezzo della benzina è ancora del 14% più alto rispetto a un anno prima. L’abitazione rappresenta un’altra fonte di inflazione per via dei costi di locazione correlati all’aumento dei tassi di interesse. La buona notizia è che, in molti casi, l’inflazione sembra aver raggiunto il livello massimo e negli ultimi mesi sta rallentando.

Certamente vanno esaminati i dati nel dettaglio perché, in generale, se consideriamo la percentuale della spesa famigliare che mediamente va in beni e servizi, a ottobre l’inflazione core negli Stati Uniti era ancora intorno al 6,3% (6,5% nel Regno Unito e 5% in Europa). È ancora troppo alta per le banche centrali che hanno bisogno di segnali che indicano un rallentamento dell’inflazione per un maggior numero di beni e servizi. La stima di consensus per il CPI core di novembre segnala un calo del 6% circa. La discesa sarà lenta, ecco perché credo che i tassi resteranno alti nel 2023 e ci vorrà del tempo prima che le banche centrali inizino a delineare una politica più accomodante. La domanda di beni di prima necessità è molto più elastica rispetto ai beni durevoli e ai servizi non essenziali, dunque la viscosità dell’inflazione per alimentari, energia e affitto è un fattore negativo per i consumatori. Deve scendere prima di diventare più ottimisti sulle prospettive future.

 

Energia su, alimentari su

Come ho già scritto in precedenza, l’energia resta il fattore chiave. L’aumento dei prezzi dell’energia ha alimentato direttamente l’inflazione, ma ha fatto salire anche i prezzi degli alimentari. Serve energia per far funzionare una fattoria, produrre mangime e fertilizzanti, così come per produrre cibo, distribuirlo e venderlo nei negozi. L’agricoltura è direttamente responsabile del 20% circa delle emissioni di anidride carbonica globali e oltre, se consideriamo anche l’energia utilizzata nella produzione di alimenti e nella catena di distribuzione. È un settore che deve assolutamente diversificare l’uso di energia, sia per ragioni economiche che per i cambiamenti climatici. È anche una fonte di rischio per la biodiversità: alcuni metodi di coltivazione contribuiscono alla deforestazione, all’erosione del suolo e al deterioramento delle risorse idriche. Sono problemi ben noti ma che non hanno avuto la stessa risonanza della crisi climatica.

 

Transizione alimentare

Se fossimo in grado di attribuire un costo a tali fenomeni come all’uso diretto di carbonio, probabilmente i prezzi degli alimentari salirebbero ancora di più. Se le aziende alimentari dovessero pagare per la perdita di biodiversità, per l’inquinamento e gli effetti sulla nostra salute, i costi per i produttori di alimentari sarebbero enormi e verrebbero poi trasmessi ai consumatori. Il settore ha bisogno di energia più pulita e a più buon mercato, servono però anche investimenti in tecnologie e metodi agricoli che riducano le pressioni sugli ecosistemi fragili e sulle comunità, al fine di ridurre i costi esterni. Si sa cosa va fatto sul fronte della transizione energetica e, nonostante gli interventi politici siano esasperatamente lenti, aziende e investitori sono motivati. Non mi sembra che lo stesso avvenga nel settore alimentare, nonostante molto sia stato fatto per l’uso sostenibile del terreno, con le proteine a base vegetale, le tecniche di coltivazione in laboratorio e così via. È più facile, in campo energetico, identificare la catena di valore dal pozzo di petrolio in Medio Oriente alla benzina che mettiamo nel serbatoio della nostra auto. È meno facile comprendere gli effetti della catena di distribuzione, dalla deforestazione dell’Amazzonia per creare pascoli per il bestiame all’hamburger che mangiamo durante una partita dei Mondiali. Naturalmente, i cambiamenti climatici e la sicurezza alimentare sono intrinsecamente collegati.

La televisione è una grande invenzione, tuttavia non è essenziale come cibo ed energia. Queste sono le fonti reali dell’inflazione e, man mano che il sistema economico globale evolve per internalizzare il costo delle procedure insostenibili sulla salute del pianeta e dei suoi abitanti, continueranno a rappresentare una potenziale sorgente d’inflazione. I governi devono riconoscerlo più apertamente e intensificare gli sforzi per incoraggiare gli investimenti in tecnologie di produzione sostenibili e, in ultima analisi, per ottenere alimentari ed energia più a buon mercato. Una crescita economica sostenibile non può avvenire senza un pianeta sostenibile, e abitanti sani e ben nutriti.

 

Eliminatorie

Politica a parte, finora sono stati dei Mondiali piacevoli. Brasile e Francia sono ancora le due squadre favorite e, nel complesso, l’Inghilterra ha fatto molto bene. Ora passiamo alla fase di eliminazione diretta, sarà interessante vedere come se la caveranno le squadre africane, dopo le ottime performance nella fase a gironi. Le TV faranno gli straordinari.

 

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