
Tassi, dove stanno andando?
- 22 Maggio 2025 (5 min di lettura)
Introduzione
Per capire verso quale direzione stanno andando i tassi d’interesse bisogna innanzitutto considerare che da alcune settimane i mercati sono passati dal prezzare un forte shock macroeconomico – che secondo alcuni doveva sfociare anche in una recessione – a uno scenario in cui lo shock è stato assorbito e non si prevede più una recessione negli Stati Uniti.
“Anche gli economisti di AXA IM hanno dovuto cambiare la loro view dopo che l’accordo di Trump con la Cina ha allontanato i timori e lo shock macroeconomico è sembrato rientrare”, spiega Alessandro Tentori, CIO Europe di AXA Investment Managers. Il rischio di una recessione statunitense non è più nello scenario dei nostri economisti, come non lo è più per il mercato e per altre case d’investimento.
La figura mostra le previsioni sui tassi da parte del mercato e di AXA IM, sia per la Federal Reserve (Fed) che per la Banca centrale europea (Bce). Il mercato li vede scendere nell’immediato, ma nel lungo periodo rimane ampio il gap tra Fed e Bce.

Fonte: AXA IM, Bloomberg, 16 maggio 2025
E se l’economia USA ricominciasse a correre dopo la pausa estiva?
Tentori non esclude che i prossimi dati macro possano indicare un rallentamento dell’economia a stelle e strisce nel secondo e terzo trimestre, tuttavia non è chiaro se l’economia americana dopo la pausa estiva possa ricominciare a correre, magari anche con un “aiutino” della banca centrale. Su questo fronte manca visibilità.
Per la Fed le forecast dei mercati sono di circa 75 basis point di tagli entro l’anno (contro i quasi 100 bp previsti nei periodi di altissima volatilità a inizio aprile), una view in linea con quella di AXA IM. Invece per la Bce la view della casa è molto più aggressiva rispetto al mercato, che vede solo circa 60 bp di tagli.
Va sottolineato che quando si pensava a una recessione, la linea condivisa era che un forte rallentamento dell’economia USA con aumento dell’inflazione si sarebbe tradotto in Europa in un rallentamento dell’economia e in un ulteriore rallentamento dell’inflazione. Quindi, argomenta Tentori, la banca guidata da Christine Lagarde “avrebbe avuto un ulteriore motivo per tagliare i tassi d’interesse”. Ma questo scenario ora sta rientrando.
Il declassamento del rating del Treasury USA non è una notizia
Di recente il rating di credito del Treasury americano è stato declassato, ma secondo l’economista di AXA IM “non è una news”. Questo abbassamento del rating da parte di Moody’s era atteso, dal momento che Moody’s era in ritardo rispetto ad altre agenzie che l’avevano già declassato. La motivazione è legata ai fattori macroeconomici (il deficit statunitense dovrebbe aumentare nei prossimi anni) e soprattutto alla bassa capacità dell’economia americana di generare crescita potenziale.
Per quanto riguarda la politica fiscale nella zona euro, è interessante notare come venga percepita meno espansionistica rispetto ad altre economie nel mondo. Ci sarebbe quindi margine, in Europa, per intervenire sulla politica fiscale e portarla in linea con le economie avanzate.
Alto interesse per l’azionario tedesco
Resta alto l’interesse per l’azionario della Germania, nonostante le valutazioni elevate. La volatilità sia sull’azionario che sui mercati fixed income è tornata sotto le medie del 2025.
Nonostante la volatilità di aprile il mercato high yield statunitense si è dimostrato straordinariamente resiliente. Dopo il sell-off seguito agli annunci sui dazi, e i timori che i dazi potessero tradursi in un aumento dell’inflazione, l’high yield statunitense è tornato in positivo su base annua.
“Nonostante la correzione sul mercato azionario, il segmento high yield ha evidenziato – come da nostre attese – una volatilità contenuta grazie all’andamento divergente tra spread di credito e tassi di interesse risk-free”, commenta Tentori.
Taglio dei tassi?
Nelle ultime settimane abbiamo assistito a un rapido calo, quasi 60 bp, delle probabilità prezzate dal mercato di tagli dei tassi da parte della banca centrale americana.
“A fine anno i tassi ufficiali della Fed saranno leggermente più bassi, ma potrebbe starci anche una ulteriore limatina ai tassi qualora l’inflazione si mostrasse più benigna rispetto a quanto atteso dal mercato”, conclude Tentori.
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