Il convitato di pietra delle elezioni 2024

  • 22 Gennaio 2024 (5 min di lettura)

Il 2024 è un anno denso di appuntamenti elettorali: ben 40 paesi saranno chiamati alle urne, dal subcontinente indiano agli Stati Uniti. E’ anche il primo anno in cui l’intelligenza artificiale (IA), attraverso la fabbricazione digitale di disinformazione, potrebbe giocare un ruolo nell’orientare in un modo o nell’altro il voto.

Le elezioni presidenziali di Taiwan da poco concluse sono state il primo appuntamento elettorale del 2024. Un voto destinato a pesare sulle future relazioni tra Stati Uniti e Cina, specialmente dopo la scelta della maggioranza dei tawanesi, che si è espressa per un altro mandato al partito indipendentista.

Numerosi altri appuntamenti elettorali sono in calendario. A febbraio votano i cittadini di Azerbaijan e Indonesia, tra aprile e maggio l’India, a giugno si vota per rinnovare il Parlamento europeo. Ma i riflettori saranno puntati soprattutto sulle presidenziali americane di novembre.

 

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Fonte: Bloomberg Economics, elaborazione basata su previsioni del Fondo Monetario Internazionale (IMF). I dati non includono le elezioni per il Parlamento Europeo.

 

Potenziale destabilizzante

Oltre ai rapporti tesi tra Cina e Stati Uniti il mondo guarda con preoccupazione alle due devastanti guerre in corso, in Ucraina e nella Striscia di Gaza. Di recente poi stanno nascendo altre piccole crisi, come quella tra Pakistan e Iran o come quella nel Mar Rosso.

Le elezioni hanno sempre avuto un potenziale destabilizzante. Ma quest’anno i paesi che vanno alle urne devono fare i conti con un elemento nuovo: l’intelligenza artificiale (IA), i cui algoritmi già da tempo pervadono il nostro quotidiano.

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Da più parti si è fatto notare come la presenza dell’IA possa influenzare i votanti, aumentando per esempio i rischi di fake news, disinformazione politica, scoppi di violenza. Insomma, a seconda dell’uso che se ne fa, l’IA potrebbe avere una portata destabilizzante e recare un danno alle istituzioni democratiche in tutto il mondo.

A tal punto che perfino OpenAI, la società che produce ChatGPT si è sentita in dovere di intervenire nel dibattito per dire che intende evitare che la sua tecnologia per la generazione di testi e di immagini sia utilizzata per le elezioni e che per questo introdurrà strumenti per combattere la disinformazione in vista degli appuntamenti elettorali.

Per esempio, contrassegnando permanentemente le immagini create con il suo generatore DALL-E con informazioni sulla loro origine, OpenAI può rendere più semplice identificare se un’immagine che appare altrove sul Web è stata creata utilizzando l’IA. “Per fortuna, siamo ancora in una fase ‘embrionale’ per quanto riguarda l’utilizzo della piena potenza dell’IA. Di conseguenza, è ancora possibile distinguere – anche se solo grazie a contro-algoritmi – il fake dalla realtà”, commenta Alessandro Tentori, CIO Southern Europe di AXA Investment Managers.

 

Dove sta la verità?

Il problema è che l’IA generativa, attraverso la fabbricazione digitale di disinformazione, potrebbe a tutti gli effetti influenzare le elezioni. Il rischio che i votanti non abbiano la certezza che quello che vedono o sentono in campagna elettorale sia reale o fabbricato è molto concreto.

L’IA può clonare in pochi istanti la voce di un candidato, creare un video falso, o diffondere messaggi per portare discredito al campo opposto. “Quest’anno assisteremo alla prima stagione di campagne nazionali in cui strumenti di intelligenza artificiale ampiamente accessibili consentiranno agli utenti di sintetizzare l'audio nella voce di chiunque, generare immagini fotorealistiche di chiunque faccia quasi qualsiasi cosa e potenziare gli account bot dei social media con capacità di conversazione quasi a livello umano - e farlo su vasta scala e con un investimento di tempo e denaro ridotto o trascurabile” avverte il Brennan Center for Justice – un’istituto indipendente di politica presso la New York University School of Law.

Tra i casi citati dall’organizzazione americana, quello di un video circolato prima delle elezioni del sindaco di Chicago. Il video era una fabbricazione artificale, che riproduceva la voce del candidato Paul Vallas apparentemente favorevole a un atteggiamento lassista nei confronti della violenza di alcune forze di polizia. Malgrado fosse “fake” è stato visto online migliaia di volte.

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Altre fabbricazioni digitali hanno riguardato il presidente Joe Biden e la senatrice Elizabeth Warren. Sarà anche la prima stagione elettorale, aggiunge il Brennan Center for Justice, in cui “un gran numero di elettori consuma informazioni che non solo sono curate, ma anche prodotte dall’IA”. Questo è possibile dato il rapido successo (e consumo) dei chatbot e dei motori di ricerca.

 

Serve regolamentazione

Ma non è questo l’unico rischio socio-politico dell’IA. “Proiettandoci in un futuro che col senno di oggi definiremmo distopico, non è difficile immaginare che le macchine, gli algoritmi, ci solleveranno dal fastidio di dover esprimere una opinione politica”, spiega Tentori. “Lo faranno analizzando la traccia lasciata dalle nostre abitudini di consumo, dalla nostra presenza sui social. Basterà il nostro DNA digitale per capire se votiamo a destra, a sinistra o se invece preferiamo astenerci.”

Un target importante di chi usa l’IA per manipolare le elezioni sono i cosiddetti “swing voters”, coloro che decidono all’ultimo momento per chi votare e che possono facilmente cambiare opinione. La disponibilità di un’enorme quantità di dati personali sugli “swing voters”, facilmente accessibili dall’IA, permette di lanciare messaggi mirati a specifici blocchi di potenziali elettori.

I governi si stanno già focalizzando sulla regolamentazione, che diventa più urgente nella misura in cui l’intelligenza artificiale si sviluppa rapidamente e il suo uso diventa più facile. Scrive Chris Iggo, Chair dell’Investment Institute di AXA IM e CIO AXA IM Core: “Dalla sua nascita teorica negli anni '50, sono state depositate più di 340.000 applicazioni di invenzioni legate all'IA. Tuttavia, nell'ultimo decennio il tasso di richieste è rapidamente aumentato, passando da 2.560 brevetti nel 2010 a oltre 140.000 nel 2021.

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