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Il calo dell’inflazione statunitense fa sperare in rialzi più contenuti; la Banca mondiale taglia le previsioni di crescita

  • 16 Gennaio 2023 (3 min di lettura)

Fatti salienti

L’inflazione statunitense è scesa ulteriormente dal 7,1% di novembre al 6,5% su base annua di dicembre, l’aumento annuale meno significativo dall’ottobre 2021. Su base mensile, l’indice dei prezzi al consumo (IPC) è diminuito dello 0,1%, grazie principalmente ai minori prezzi della benzina; si è trattato della prima flessione m/m dal maggio 2020. L’IPC core, che esclude i generi alimentari e l’energia, è salito dello 0,3% nel mese. La notizia ha alimentato le speranze di un approccio meno aggressivo da parte della Federal Reserve (Fed) alla riunione di politica di febbraio, con le aspettative che puntano su un innalzamento di 25 punti base. Patrick Harker, membro del comitato preposto alla determinazione dei tassi presso la Fed, ha dichiarato che tale livello sarebbe “appropriato”.

 

Notizie dal mondo

Secondo la Banca mondiale, la crescita globale dovrebbe rallentare all’1,7% quest’anno e al 2,7% il prossimo, con il mondo “pericolosamente vicino” a una recessione. L’istituzione ha tagliato le stime dal 3% per il 2023 e il 2024, a causa di un’inflazione e tassi d’interesse persistentemente elevati come pure dell’impatto della guerra in Ucraina, avvertendo che “qualsiasi nuovo sviluppo negativo” potrebbe far scivolare l’economia globale in recessione. Nel frattempo, il Forum economico mondiale ha indicato nella crisi del costo della vita il rischio più grave per l’economia globale nei prossimi due anni. Mentre si prepara al vertice annuale in programma questa settimana a Davos, in Svizzera, l’organizzazione ha inoltre riferito che il cambiamento climatico resta la principale minaccia a lungo termine.

 

Il numero sotto i riflettori: 2,1 miliardi

Sono previsti circa 2,1 miliardi di viaggi in Cina durante il periodo del Capodanno lunare, dopo che, per la prima volta dal marzo 2020, il Paese ha riaperto i confini ai viaggiatori stranieri. Stando al governo cinese, questo numero rappresenta un aumento del 99,5% rispetto allo scorso anno e circa il 70% dei livelli pre-pandemia, oltre a segnare un passo cruciale nella revoca della rigida politica “Zero-Covid”. La riapertura dell’economia dovrebbe esercitare pressioni al rialzo sui prezzi; la scorsa settimana i dati mostravano un’inflazione annuale in ascesa dall’1,6% di novembre all’1,8% di dicembre, trainata dai crescenti prezzi dei generi alimentari.

 

La parola della settimana: Protocollo di Montreal

E' un accordo globale per eliminare gradualmente la produzione e l’utilizzo di sostanze chimiche responsabili del buco dell’ozono, come quelle impiegate nella refrigerazione e nella generazione di aerosol. Firmato nel 1987, il Protocollo è stato il primo trattato nella storia delle Nazioni Unite (ONU) a ottenere una ratifica universale. La scorsa settimana un gruppo di esperti sostenuto dall’ONU ha confermato che quasi il 99% di queste sostanze chimiche dannose per l’ozono è stato eliminato. Se le politiche attuali resteranno in vigore, lo strato di ozono tornerà ai valori del 1980 entro il 2040, ma per l’Artide e l’Antartide si dovrà attendere rispettivamente il 2045 e il 2066.

 

Prossimamente

La Cina pubblicherà martedì il PIL per il quarto trimestre e il più recente tasso di disoccupazione. Mercoledì la Banca del Giappone terrà la sua prima riunione di politica monetaria dell’anno, mentre Regno Unito ed eurozona annunceranno le cifre aggiornate dell’inflazione. Giovedì la banca centrale turca si riunirà per decidere sui tassi d’interesse, mentre negli Stati Uniti saranno svelate le statistiche sulle nuove case. Gli ultimi dati sull’inflazione giapponese giungeranno venerdì.

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