Prestiti: il 2008 era un’altra storia
Introduzione
“Scarafaggi, se ce n’è uno ce ne sono anche altri”. Con questa frase, l’amministratore delegato di JP Morgan, Jamie Dimon, ha lanciato l'allarme su possibili ulteriori perdite nel settore del credito privato, affermando che potrebbero emergere altri "scarafaggi" dopo il crollo del creditore automobilistico subprime Tricolor e del fornitore per auto First Brands.
“Dimon si riferiva al fatto che se un’azienda è in difficoltà molto probabilmente ce ne sono altre nella stessa situazione”, spiega Alessandro Tentori, CIO Europe di AXA IM. La frase è uno spunto per cercare di capire quali sono le criticità che stanno preoccupando i mercati.
Tassi d’insolvenza nel credito al consumatore
La tabella mostra i tassi di morosità a 90 giorni per varie tipoligie di credito al consumatore. In sostanza, si tratta di strumenti che consentono di acquistare subito un bene o servizio, dilazionando il pagamento in rate mensili. Il prezzo finale dell’acquisto poi aumenta per il costo legato ad ogni prestito. I tassi d’insolvenza potrebbero indicare delle criticità.
Fonte: AXA IM, Bloomberg, 21/11/2025
Il mercato dei mutui per le case (mortgage) rappresenta una parte importante del Pil statunitense, intorno al 43%. Ma il tasso d’insolvenza è dello 0,8%. Le insolvenze sulle carte di credito sono in aumento, con un tasso intorno al 12%, che si avvicina molto al tasso d’insolvenza visto durante la crisi finanziaria del 2008/2009. Anche il tasso di delinquenza dei prestiti agli studenti che vanno all’università (student loans) è piuttosto alto. Tuttavia, gli studenti sono un segmento che ha un valore politico e in questo caso la politica potrebbe intervenire.
“Anche se avessimo una perdita totale su queste due categorie – argomenta Tentori – l’impatto sarebbe comunque minore su un mercato di oltre 18 trilioni di USD, rispetto a quanto accadde nel 2008 sul mercato dei mutui”.
L’impatto all’epoca fu enorme perché il mercato dei mortgage è enorme sia come dimensione, che come volume, ma anche per le ripercussioni politiche.
Quale impatto sul Pil USA
Quale sarebbe l’impatto sul Pil statunitense se ci fosse una perdita totale sui prestiti a rischio? “L’impatto non sarebbe disastroso rispetto alla perdita del 2008-09 che era intorno al 6-7% del Pil”, nota Tentori. Il problema esiste, dal momento che il livello d’indebitamento delle famiglie americane resta alto. I prestiti sono aumentati. Dopo il Covid i consumi delle famiglie non si sono ridotti grazie alla leva sul credito. Il credito totale al consumatore americano oggi è intorno al 75%, un livello vicino a quello del 2008. Tuttavia, le perdite potenziali sarebbero contenute rispetto al passato e “il livello totale di rischio sarebbe più gestibile rispetto al 2008”, aggiunge Tentori.
Fonte: AXA IM, Bloomberg, 21/11/2025
Le banche
Qual è la view delle banche su questo rischio di credito? Oggi gli standard per i prestiti sono molto migliorati rispetto al 2003. Le famiglie americane hanno una maggiore capacità di accesso al credito. “Non c’è una percezione di un peggioramento dei bilanci familiari, della loro capacità di ripagare il debito a scadenze regolari”, spiega Tentori. Inoltre, sul mercato immobiliare, che nel 2008 è stato il fattore scatenante della crisi finanziaria, possiamo considerare il dato relativo alle vendite di veicoli pesanti, che è un indicatore molto attendibile di recessione. “Tipicamente si osserva una relazione inversa tra questo indicatore e i tassi d’insolvenza sul real-estate, che al momento non c’è”, continua l’economista.
Fonte: Axa IM, FRED 21/11/2025
Dove sta andando l’economia USA?
I dati più recenti sull’economia americana hanno sorpreso al rialzo. Nonostante questo, continuano a esserci preoccupazioni da parte degli investori e da parte della Federal Reserve (Fed), che infatti ha tagliato di 25 punti base i tassi d’interesse, lasciando intendere che probabilmente ci sarà un solo taglio nel 2026 e un altro nel 2027.
Il mercato del lavoro mostra segni di indebolimento, ma l’inflazione resta alta (ben oltre il target del 2%). Inoltre, la maggior parte delle grandi aziende tecnologiche americane ha riportato utili solidi e il tema del cambiamento tecnologico in atto e di come potrebbe impattare il profilo di crescita resta sotto i riflettori. Insomma, “la Fed deve mantenere una stance correttiva, anche in assenza di alcuni dati, come quello sull’inflazione dei prezzi al consumo”, commenta Tentori.
La view dei gestori sul 2026 è che sarà un altro anno positivo per l’azionario (equity internazionale e USA) e per le commodities (vedi grafico). Quanto al rischio di credito, “i mercati privati, non quotati, per esempio quello del credito privato, restano percepiti come le principali fonti di rischio”, conclude Tentori. Restano le criticità sui debiti delle famiglie, ma “la situazione non sembra paragonabile a quella della crisi finanziaria del 2008”.
Fonte: AXA IM, BofA Global Research, 18/11/2025
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