Tutto su PIC e PAC: mini guida in 11 domande e risposte
Cosa sono, come funzionano, quale scegliere in base al proprio profilo di rischio e alla capacità di risparmio: tutto quello che c’è da sapere sui Piani di Investimento “versamento unico” (PIC) e sui Piani di Accumulo “a rate” (PAC) in 11 pillole di educazione finanziaria.
1. Cosa sono i PIC?
PIC significa “Piano di Investimento di Capitale”: si tratta di un investimento in fondi comuni oppure ETF effettuato in un’unica soluzione.
2. Cosa sono i PAC?
Pac significa “Piano di Accumulo di Capitale”: è un investimento in fondi comuni o ETF effettuato “a rate”, quindi diluito in tanti versamenti a scadenze prefissate (per esempio mensili oppure trimestrali).
3. Qual è la differenza tra PIC e PAC?
La differenza tra PIC e PAC è proprio la modalità del versamento: in un’unica soluzione nel caso del Piano di Investimento di Capitale, in tanti versamenti diluiti nel tempo per il Piano di Accumulo di Capitale.
4. Quali sono i vantaggi dei Piani di Investimento (PIC)?
Due i principali. Innanzitutto investire in un’unica soluzione con un PIC in genere costa meno dell’investimento “a rate” di un Piano di Accumulo (PAC).
In secondo luogo, se si coglie il momento giusto per entrare nel mercato (impresa però tutt’altro che facile) i risultati possono essere molto remunerativi. Il consiglio è comunque sempre quello di affidarsi alla consulenza di professionisti, in particolare per i PIC.
5. Quali invece gli svantaggi dei PIC?
In termini generali il PIC “versamento unico” è più rischioso del PAC “a rate”, perché investire i risparmi in un’unica soluzione non permette di beneficiare della diversificazione temporale. Il pericolo è quello di entrare nel mercato con tutti i propri risparmi sui livelli massimi di Borsa, prima di una correzione, e di dover poi subire le perdite del caso.
6. Per quale tipo di risparmiatore sono indicati i Piani di Accumulo (PAC)?
I PAC sono indicati in particolare per quei risparmiatori che, a fine mese, riescono a mettere da parte solo piccole somme: il Piano di Accumulo in pratica rappresenta infatti una specie di “salvadanaio” dove accantonare poco a poco i propri risparmi, per poi vederli crescere nel medio-lungo periodo.
7. Quali sono i vantaggi dei PAC?
Tre i principali. Innanzitutto chi investe “a rate” beneficia della diversificazione temporale, quindi della gradualità: se si compra in momenti diversi, a prezzi alti e a prezzi bassi, il risultato sarà una media. Questo rende i Piani di Accumulo particolarmente adatti per investire in asset come le azioni, che sono più volatili (ovvero soggette a maggiori variazioni di prezzo rispetto per esempio alle obbligazioni).
In secondo luogo, i PAC creano meno stress psicologico all’investitore, evitando che reazioni emotive a movimenti di mercato di breve termine (come l’euforia vicino ai picchi e la paura nel momento dei crolli) portino a decisioni sbagliate.
Infine, la sottoscrizione di un PAC in un certo senso “costringe” a risparmiare, perché rappresenta un impegno a versare una determinata somma ogni mese o trimestre.
8. Quali sono invece gli svantaggi dei PAC?
Principalmente i costi, che in generale sono più elevati degli investimenti effettuati in un colpo solo (i PIC). Questo perché in un Piano di Accumulo di solito esistono non solo le spese di sottoscrizione e magari di disinvestimento come per un PIC, ma anche quelle relative al versamento delle singole rate. Si tratta comunque di costi contenuti, che incidono soprattutto nel caso di PAC con versamenti periodici di somme molto basse.
9. Qual è la tassazione di PIC e PAC?
I Piani di Investimento e quelli di Accumulo investono in fondi ed ETF, seguendo la tassazione di tali strumenti. Per chi è residente in Italia, l’aliquota fiscale sui profitti (le cosiddette “plusvalenze”) è pari al 26%. Per gli strumenti che investono in titoli di Stato del nostro Paese o di nazioni “white list”, la tassazione scende al 12,5%.
10. Si guadagna di più investendo in un’unica soluzione (PIC) o in modo graduale e dilazionato nel tempo (PAC)?
Non c’è una strategia migliore dell’altra: dipende dalle possibilità economiche del risparmiatore, dal profilo di rischio e dalla competenza nel settore finanziario. Per chi non conosce i mercati finanziari e riesce a mettere da parte solo piccole somme, il consiglio è di utilizzare i Piani di Accumulo (PAC), alimentando gradualmente un “salvadanaio” di risparmi senza lo stress emotivo di dover trovare il momento giusto per comprare (magari sbagliando perché in preda a euforia o paura).
Per chi invece possiede competenze finanziarie ed è in grado - da solo o con l’aiuto di un professionista - di trovare il giusto timing per entrare sui mercati, il PIC può rivelarsi la soluzione migliore.
11. Gli italiani preferiscono i Piani di Investimento “versamento unico” (PIC) o i Piani di accumulo “a rate” (PAC)?
Secondo l’edizione più recente dell’Osservatorio sottoscrittori di Assogestioni, il versamento unico (PIC) rimane la forma prevalente: viene scelto dal 63% dei risparmiatori, mentre PAC e forma mista “ibrida” si fermano rispettivamente al 22% e al 15%. Ma per i più giovani vale esattamente il contrario: nel caso dei Millennials e della Generazione Z, infatti, il 65% dei sottoscrittori predilige PAC o forme miste, mentre i PIC vengono scelti solo dal 35%.
Fonte: Assogestioni, dati settembre 2022.
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