Il FMI evoca una crescita penalizzata dalla frammentazione; la debole domanda pesa sull’attività industriale
Fatti salienti
Secondo il Fondo monetario internazionale (FMI), le tensioni geopolitiche, gli ostacoli agli investimenti esteri e la riconfigurazione delle supply chain potrebbero tradursi in una contrazione a lungo termine del PIL globale di circa il 2%. Nel suo World Economic Outlook, il FMI ha affermato che la Brexit, gli attriti commerciali tra Cina e Stati Uniti e la guerra in Ucraina potrebbero invertire l’integrazione economica globale, un processo chiamato “frammentazione geo-economica”. Sebbene il riorientamento delle supply chain verso partner commerciali fidati (friendshoring) possa rafforzare la sicurezza interna e contribuire a conservare un vantaggio tecnologico, potrebbe anche rendere i Paesi più vulnerabili agli shock macroeconomici. L’istituzione ha precisato che la perdita di investimenti diretti esteri potrebbe rivelarsi particolarmente grave per determinate economie in via di sviluppo.
Notizie dal mondo
A marzo la debole domanda globale e l’inflazione elevata hanno inciso negativamente sull’attività industriale in alcune delle maggiori economie al mondo. Negli Stati Uniti l’indice dei direttori agli acquisti (PMI) per il settore manifatturiero di ISM è sceso a 46,3 dal 47,7 di febbraio, lievemente inferiore alle attese del mercato e a un minimo da quasi tre anni. L’omologo di S&P Global è risultato più positivo, salendo a 49,2 a marzo da 47,3, ma sempre sotto la soglia di 50 che denota una contrazione. Il PMI manifatturiero dell’eurozona è sceso al livello più basso da quattro mesi (47,3) e anche l’attività industriale cinese ha perso slancio a marzo, con il PMI manifatturiero Caixin, un indicatore privato attentamente seguito, che è passato dal 51,6 di febbraio a 50. Al contrario, i PMI dei servizi restano in territorio espansivo, suggerendo una solida crescita nei relativi settori di eurozona e Cina.
Il numero sotto i riflettori: ¥ 15.000 miliardi
Il Giappone intende triplicare le vendite di semiconduttori prodotti nel territorio nazionale, portandole a ¥ 15.000 miliardi entro il 2030, come annunciato la scorsa settimana dal Ministero dell’industria. Questo obiettivo è in gran parte considerato come un tentativo di migliorare la posizione del Paese nel mercato globale dei semiconduttori, garantendo al contempo forniture stabili. Nel frattempo, stando alla SEMI, l’associazione mondiale del settore dei semiconduttori, nel 2024 il Giappone dovrebbe investire $ 7 miliardi in nuove attrezzature per la produzione di chip, con un aumento dell’82% rispetto all’anno in corso, il balzo più significativo su scala planetaria. Di recente, inoltre, il Giappone ha annunciato ulteriori misure restrittive alle esportazioni di apparecchiature impiegate per realizzare chip verso Paesi come la Cina, che entreranno in vigore a luglio.
La parola della settimana: Limite di velocità
L’idea che la crescita possa progredire solo a un certo ritmo prima di essere minacciata dall’inflazione. In altre parole, un Paese ha una capacità di crescita limitata prima che le carenze di beni e servizi causino un rincaro eccessivo dei prezzi. Le banche centrali provano a misurare il limite di velocità, o crescita potenziale, di un’economia. Con la loro politica, cercano di preservare la differenza tra la crescita economica effettiva e quella potenziale, il cosiddetto output gap, affinché l’inflazione resti ai livelli desiderati. La Banca mondiale ha recentemente segnalato che, in assenza di interventi concordati per incrementare la produttività e gli investimenti, entro il 2030 il limite di velocità dell’economia globale è destinato a toccare un minimo da tre decenni.
Prossimamente
Martedì giungerà l’inflazione di marzo per Brasile e Cina; a febbraio il tasso di inflazione annuale cinese è sceso all’1% dal 2,1% del mese precedente. India e Stati Uniti seguiranno mercoledì: l’inflazione annuale statunitense è calata al 6% a febbraio, un minimo da settembre 2021 e in flessione rispetto al 6,4% di gennaio. Lo stesso giorno sarà pubblicato il verbale della più recente riunione del Federal Open Market Committee e la Banca del Canada delibererà sui tassi d’interesse; nell’ultimo incontro, l’istituto ha mantenuto invariato il suo obiettivo per il tasso overnight al 4,5%. Giovedì l’Australia comunicherà i dati sulla disoccupazione, mentre venerdì Spagna e Francia annunceranno le rispettive cifre dell’inflazione.
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