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Obbligazioni corporate: come gestire il rischio di credito

Introduzione
Ha ancora senso investire nel credito? Il mercato obbligazionario oggi è più influenzato dal livello dei tassi d’interesse che dagli spread di credito. Secondo noi vale ancora la pena puntare sul rischio di credito in presenza di spread vicini ai minimi storici con volatilità contenuta e uno yield interessante, in particolare sul segmento a breve duration dell’HY.

È ancora una buona idea essere investiti in obbligazioni corporate in un contesto, come l’attuale, dove gli spread del credito sono molto compressi e il ciclo congiunturale è in probabile rallentamento?

Gli indicatori usati dagli economisti per le previsioni di recessione possono aiutarci a rispondere a questa domanda. 

Gli ultimi dati sul mercato del lavoro statunitense mostrano ancora una volta segni di resilienza. 

 

Fonte: AXA IM, Bloomberg.

Sebbene la cosiddetta “Sahm rule” (uno degli indicatori usati dagli economisti) indichi come il tasso di disoccupazione sia molto aumentato, le indicazioni per il prossimo mese non sono tali da far pensare a una recessione. “Per avere un segnale forte di recessione dovremmo avere degli incrementi più consistenti in termini di disoccupazione”, spiega Alessandro Tentori, CIO Europe di AXA IM. 

Inoltre, secondo diversi altri indicatori, come per esempio quello sul reddito disponibile, non ci sono in questo momento segnali di una decelerazione che vada oltre la correzione ciclica. “Non si intravede un calo del reddito disponibile e quindi non è possibile trarne indicazioni di un rallentamento marcato dei consumi”, commenta Tentori.

Fonte: AXA IM, Bloomberg, Federal Reserve Bank of St. Louis.


Le condizioni finanziarie

“Le condizioni finanziarie sono uno dei fattori che forse più aiutano l’andamento dei mercati e più sostengono l’andamento del ciclo congiunturale, in particolare negli Stati Uniti”, osserva Tentori. Come si vede dal grafico, da inizio anno c’è stato un gap tra il tasso del decennale Treasury e l’indice di Goldman Sachs che misura le condizioni finanziarie (in blu):

Fonte: AXA IM, Bloomberg.

C’è probabilmente una mancanza di sensitività al rialzo dei tassi. Secondo l’economista, questo si spiega probabilmente in quanto siamo reduci “da un periodo di tassi estremamente bassi e quindi tante aziende e tante famiglie hanno già rifinanziato il proprio debito a tassi d’interesse estremamente convenienti e lo hanno fatto su scadenze molto lunghe”.

C’è invece maggiore sensibilità del mercato agli indicatori del rischio, come per esempio quello degli spread di credito.


Dove siamo nel ciclo del credito?

Al momento è impossibile stabilire in quale fase siamo nel ciclo del credito. Siamo in una fase matura? “Ci sono diversi fattori che farebbero pensare che potremmo non essere ancora a fine ciclo”, commenta Tentori. Tuttavia, è molto difficile identificare in quale fase ci troviamo, se iniziale o finale, del ciclo del credito. “Io credo piuttosto che siamo in una fase centrale – conclude Tentori – non vedo una fine immediata di questo ciclo del credito”.

Fonte: AXA IM.


La gestione del rischio di credito

I rischi non mancano. Per esempio, ci sono rischi connessi all’aumento dei costi del trasporto marittimo. Ultimamente, l’aumento è stato sostanziale, ma non si è ancora tradotto in un forte incremento degli indici di pressione inflazionistica globali. Ma attenzione, avverte Tentori, “sul lato delle materie prime potrebbe esserci un aumento significativo”.