Azionario: inflazione e crescita più lenta frenano il rally

  • 14 Ottobre 2021 (5 min di lettura)

Per le banche centrali l’aumento dell’inflazione è un fenomeno transitorio, legato alla ripresa economica, e il tapering sarà graduale. Tuttavia, per i mercati ci sono segnali che alimentano la possibilità di un’inflazione più persistente. Le preoccupazioni per una crescita più lenta abbinata a un aumento dell’inflazione hanno riportato l’avversione al rischio.

 

Dopo sette mesi di rialzo ininterrotto, a settembre l’emergere di uno scenario di stagflazione (debole crescita economica abbinata a un aumento dell’inflazione) ha avuto la meglio sull’ottimismo degli investitori.

La crescita economica più lenta e le preoccupazioni per il settore immobiliare cinese stanno pesando sulle prospettive di utili per le società. Le interruzioni nelle catene di approvvigionamento, l’effetto “collo di bottiglia”, e l’aumento esponenziale dei prezzi dell’energia stanno alimentando la possibilità che l’inflazione sia meno transitoria del previsto, anche se le banche centrali hanno confermato che la riduzione del programma di riacquisto di asset (tapering) sarà graduale.

Un cocktail amaro ha portato gli indici in territorio negativo

Sui mercati finanziari, questo cocktail dal sapore amaro ha provocato un simultaneo calo dell’obbligazionario e dell’azionario. A settembre, il Ftse Italia All Share NT ha perso l’1,32%. Ad eccezione dei titoli finanziari e del petrolio, trainati rispettivamente dal rialzo dei tassi d’interesse e del prezzo del greggio, tutti gli altri settori hanno chiuso in calo.

Le utility e i tecnologici hanno registrato i maggiori ribassi, penalizzati dalla lunga durata e – nel caso delle utility – dalla volontà di alcuni governi di limitare l’aumento dei prezzi dell’energia elettrica per il consumatore finale (a scapito delle società).

Altro elemento degno di nota di questo aumento dell’avversione al rischio è la forte correzione subita dal mercato delle small e mid cap. L’indice Star è calato del 4,61% a settembre, anche se dopo la performance eccezionale messa a segno ad agosto (+7,77%).

In questo contesto, AXA WF Framlington Italy ha registrato una marcata flessione, penalizzato in parte dalla sua sottoesposizione a Eni e Unicredit, e in parte dalla componente di titoli a piccola e media capitalizzazione che rappresenta oltre il 20% del nostro portafoglio. Titoli come De Longhi, Labomar, CY4Gate, Datalogic, Antares Vision o anche Avio hanno lasciato sul terreno oltre il 10% – 20% e nel complesso il Fondo ha chiuso in calo del 3,53% per la Classe d’Azioni A EUR*.

Nel corso del mese abbiamo alleggerito le posizioni su Aquafil, Datalogic e Prysmian e, al contrario, abbiamo rafforzato CNH, Wiit e Mediobanca.

*AXA IM al 30 settembre 2021. La performance passata non è indicativa dei risultati futuri.

Lo stock picking come antidoto all’incertezza

Cosa ci aspettiamo per le prossime settimane? Segnali tangibili di rallentamento della ripresa economica in Cina e negli Stati Uniti potrebbero pesare sui mercati azionari, soprattutto perché le inquietudini sul livello dell’inflazione sembrano aumentare e le banche centrali mantengono la loro volontà di ridurre i programmi di riacquisto degli asset entro la fine dell’anno.

Le riunioni dei banchieri centrali continueranno a catturare l’attenzione degli  investitori che nelle prossime settimane le scruteranno alla ricerca del minimo segnale di un possibile cambiamento delle politiche monetarie. Anche i prossimi risultati trimestrali saranno esaminati per misurare l’impatto dell’aumento dei costi e di eventuali mutamenti nelle prospettive di crescita.

In questo contesto incerto, ci sembra quanto mai importante mantenere una buona diversificazione per poter far fronte a scenari diversi. Continuiamo ad essere selettivi nella scelta dei titoli e privilegiamo le società che offrono un reale potenziale di crescita del fatturato e/o dei margini, unica garanzia della capacità di generare risultati e pagare dividendi nel tempo.

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