
Non solo ChatGPT: così l’AI generativa cambierà il nostro modo di creare e lavorare
- 06 Aprile 2023 (7 min di lettura)
Il trionfo del chatbot di OpenAI rappresenta solo la punta dell’iceberg di una tecnologia davvero rivoluzionaria, come ha chiarito lo stesso Bill Gates: qualcosa di simile per portata innovativa al Pc, a internet o agli smartphone. La nostra vita futura sarà intrecciata all’intelligenza artificiale generativa. Ma quali sono i rischi?
Per anni siamo stati convinti che la robotizzazione avrebbe sostituito solo i lavori manuali ripetitivi: cassiere, receptionist, trasportatori, magazzinieri, operai alla catena di montaggio e così via. Poi è arrivato qualcosa che ha cambiato le carte in tavola. La Generative AI. Ciò a cui stiamo assistendo con l’intelligenza artificiale generativa è l’ingresso degli algoritmi nelle professioni tecnico-creative: designer, artisti, giornalisti, programmatori, photo editor, videomaker. Territori fino a ieri riservati agli umani.
E’ una nuova frontiera salita alla ribalta con il successo planetario di ChatGPT, il chatbot guidato dall’AI che ha superato il milione di user in appena cinque giorni, surclassando i passati record di crescita verticale dei social (anche quelli nuovi come TikTok). «Ogni bit dell’intelligenza artificiale è importante come quelli del Pc o di Internet», ha proclamato Bill Gates, fondatore di quella Microsoft che ha staccato un assegno da 10 miliardi di dollari per mettere le mani su OpenAI, creatrice di ChatGPT. Ma il chatbot più famoso del mondo a sua volta rappresenta solo la punta di un iceberg enorme, in grado di cambiare pelle al nostro modo di creare, vivere e lavorare, un po’ come il Metaverso o i Nft.

Fonte: Statista, 2022
Che cos’è l’AI Generativa?
L’intelligenza artificiale generativa è costituita da un insieme di tecnologie “deep learning” in grado di utilizzare contenuti esistenti per crearne di nuovi: audio, video, immagini, testo, codice e così via. Il sistema GPT-3, sul quale è nato ChatGPT, è stato addestrato con 45 terabyte di testo, che rappresentano le fonti del chatbot nell’elaborazione dei suoi contenuti. ChatGPT può generare testi, poesie e canzoni che non sono originali, ma rappresentano la rielaborazione di milioni di fonti. Idem per DALL-E, che può produrre immagini iper-realistiche “pescando” in un database con 650 milioni di foto e “fondendole” con la tecnica diffusion model. Quali sono le differenze tra AI Generativa e Metaverso?
A differenza di un Metaverso che ancora stenta a decollare, l’AI Generativa si fonda su una tecnologia già affermata e profondamente integrata nelle piattaforme digitali che usiamo ogni giorno: l’intelligenza artificiale e il machine learning.
Quali sono le prospettive dell’AI generativa?
Da anni in ascesa, nel 2022 con ChatGPT il settore dell’artificial intelligence ha vissuto la sua definitiva consacrazione, preludio a un 2023 che si annuncia ancor più trionfale. Gartner ricorda come negli ultimi tre anni il venture capital abbia riversato 1,7 miliardi di dollari nelle startup di generative AI. La previsione è che entro il 2025 oltre il 30% dei nuovi medicinali e materiali venga scoperto grazie a tecniche di ricerca legate all’intelligenza artificiale. Non solo. Sempre secondo Gartner, entro il 2025 il 30% dei messaggi di marketing delle grandi imprese sarà “sintetico” (oggi è il 2%). All’altezza del 2030, poi, il 90% di un blockbuster cinematografico di successo sarà creato grazie alla generative AI: un film quasi completo, dalla sceneggiatura alle immagini.
Quali sono le valutazioni di mercato dell’AI generativa?
Le valutazioni corrono. Un recente report di Polaris Market Research stima un giro d’affari della Generative AI che dai 10,63 miliardi di dollari del 2022 dovrebbe esplodere a oltre 200 miliardi entro il 2032, con un tasso di crescita medio annuo del 34,2%. Ritmi da bolla tecnologica di fine millennio. Tra le storie di valutazioni iperboliche c’è per esempio quella di Stable Diffusion, software open source di AI utilizzato ogni giorno da 10 milioni di persone: la società che l’ha creato, Stability, a due settimane dal lancio - in pieno agosto - ha incassato 100 milioni di finanziamenti senza aver ancora generato un centesimo di utile. Stability oggi è già un “unicorno” valutato più di un miliardo di dollari, mentre OpenAI viaggia oltre i 30 miliardi.
I colossi della Silicon Valley stanno investendo sull’AI?
Anche Big Tech si è lanciata nella nuova corsa all’oro. Microsoft brilla per attivismo: oltre a staccare assegni multimiliardari per le migliori startup, schiera in attacco il vecchio guru Bill Gates, che sempre più spesso si concede un po’ di ferie dalla filantropia per occuparsi di progetti AI. Vista la situazione Google ha richiamato in servizio i fondatori Larry Page e Sergey Brin (secondo diversi analisti l’AI generativa potrebbe rubare una bella fetta di mercato ai motori di ricerca). Ma c’è anche Amazon, che segue con interesse l’image generation di Stability, mentre Hugging Face (valutata due miliardi) fornisce tools per Meta e Intel. Di recente Google ha poi annunciato lo sbarco dell'intelligenza artificiale generativa nei prodotti dell’ambiente Workspace, da Search a Maps, da Gmail a Docs.
Quali sono gli utilizzi dell’AI generativa?
L’AI generativa è destinata a cambiare in grande stile la nostra vita personale e lavorativa. In azienda può ottimizzare processi e prodotti, analizzare i big data, migliorare la customer experience, personalizzare ulteriormente marketing e advertisement (cosa che già avviene da tempo). Rappresenterà insomma una “spalla” robotica che ci aiuterà in mille lavori quotidiani: scrivere e mandare mail, creare presentazioni o nuovi prodotti, effettuare una prima scrematura nella selezione di candidati per un posto di lavoro, mettere a punto farmaci, materiali inediti, chip di nuova generazione. E ridurre i costi, magari assieme agli orari di lavoro, degli umani.
Quali sono i rischi dell’AI generativa?
Ma attenzione, perché la potenza di fuoco dell’intelligenza artificiale ha ovviamente il suo rovescio della medaglia. I temi scottanti sul piano etico e sociale non mancano. In Italia il Garante della Privacy ha bloccato ChatGPT per raccolta illecita di informazioni personali e assenza di sistemi per la verifica dell’età dei minori. Poi c’è il problema della violazione del diritto d’autore, con Getty Images che ha denunciato Stability per utilizzo illegittimo di milioni di immagini coperte da copyright. Ma ci sono anche le class action (cause collettive) di sviluppatori software contro OpenAI e Microsoft, che non avrebbero tenuto a bada la “copiatura creativa” di codice da parte di ChatGPT. Poi c’è il tema della privacy. E quello, potenzialmente molto pericoloso, dell’utilizzo della AI generativa per distorcere la realtà. Sia con testi che con immagini generati dagli algoritmi.
Cosa sta facendo l’Europa per controllare i rischi dell’AI?
Il punto centrale è riuscire a identificare e controllare i processi di “addestramento” dell’intelligenza artificiale. La Commissione europea, che ci sta lavorando da almeno due anni, ha prodotto una Proposta di legge sull’Intelligenza Artificiale di 85 articoli. Presto dovrebbe ottenere la luce verde del Parlamento Ue. L’idea di Bruxelles è riuscire a classificare i sistemi di AI in base ai rischi che pongono ai diritti fondamentali. Per i sistemi considerati più pericolosi verranno stabiliti dei requisiti specifici a cui conformarsi, oltre che obblighi per fornitori e utenti. In che modo? Come oggi accade con la Gdpr in materia di privacy, non esisterà un ente terzo per autorizzare i diversi sistemi, ma saranno le aziende stesse a dover dimostrare che la loro AI non costituisce un rischio per i diritti fondamentali dei cittadini. Non mancheranno nuovi organi di vigilanza. Non è facile tentare di regolamentare un campo così vasto come quello dell’AI, ma è indispensabile farlo in fretta. Soprattutto nella Ue, perché buona parte dei fornitori di sistemi di intelligenza artificiale sono extraeuropei.
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