Il verbale del FOMC segnala una “lieve recessione” attesa; le esportazioni cinesi si impennano
Fatti salienti
Stando al verbale della riunione tenuta a marzo dal Federal Open Market Committee, i funzionari della Federal Reserve prevedono una “lieve recessione” negli Stati Uniti più avanti nell’anno, sulla scia delle turbolenze nel settore bancario, cui seguirà una ripresa nel 2024/2025. Dal documento emerge inoltre che, durante l’incontro, alcuni membri hanno preso in considerazione una pausa dell’attuale ciclo rialzista, anche se infine è stato deciso all’unanimità di innalzare i tassi di 25 punti base. Nel frattempo, l’inflazione annuale statunitense è scesa al minimo da maggio 2021, passando dal 6% di febbraio al 5% di marzo, ma gli affitti hanno trainato l’inflazione core, esclusi generi alimentari ed energia, al 5,6% rispetto al minimo da 14 mesi del 5,5% registrato a febbraio.
Notizie dal mondo
Dopo cinque mesi consecutivi in calo, a marzo le esportazioni cinesi sono balzate del 14,8% rispetto all’anno precedente. Il risultato ha inoltre ampiamente superato le aspettative del consenso ed è stato attribuito al vigore della domanda di veicoli elettrici, prodotti solari e batterie al litio. Le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite nel mese, ma si sono osservati forti incrementi delle merci vendute ai Paesi del Sud-est asiatico e alla Russia. I funzionari hanno messo in guardia da un probabile peggioramento delle condizioni, dato il difficile contesto globale, mentre secondo gli economisti l’inattesa impennata potrebbe essere dovuta al fatto che le fabbriche si sono affrettate a soddisfare gli ordini arretrati a causa dei focolai di COVID-19 a inizio anno.
Il numero sotto i riflettori: 2,8%
Il Fondo monetario internazionale (FMI) ha tagliato le previsioni sulla crescita mondiale per il 2023 al fine di riflettere la maggiore incertezza causata dalla crisi bancaria di marzo. L’istituzione si attende ora un’espansione del PIL pari al 2,8% dopo il 3,4% del 2022, in flessione dal 2,9% reso noto a gennaio. Anche la stima per il 2024 è stata abbassata dal 3,1% al 3%. La scorsa settimana il FMI ha dichiarato che l’incertezza è elevata e “fino a quando il settore finanziario resterà instabile, l’equilibrio dei rischi tenderà decisamente al ribasso”. Ha inoltre riconosciuto che il rincaro dei prezzi è “più persistente” del previsto e si aspetta un declino dell’inflazione più lento di quanto anticipato a gennaio, al 7% quest’anno e al 4,9% nel 2024.
La parola della settimana: Euro 7
E' una proposta della Commissione europea per contribuire a ridurre le emissioni di auto e veicoli commerciali diesel, migliorare la qualità dell’aria e realizzare le ambizioni del Green Deal europeo di inquinamento zero. Le norme “Euro 7” dovrebbero entrare in vigore a partire dalla metà del 2025 per i veicoli leggeri e dalla metà del 2027 per quelli pesanti. La legislazione si basa sugli standard “Euro 6” esistenti e sarà negoziata quest’anno. Le case automobilistiche hanno criticato aspramente le nuove norme, alla luce dei relativi costi e della mancanza di tempo a disposizione per pianificare le necessarie modifiche.
Prossimamente
Martedì sarà pubblicato il verbale dell’ultima riunione di politica monetaria della Reserve Bank of Australia; l’istituto ha mantenuto il tasso di liquidità al 3,6%, la prima pausa da quando, a maggio dello scorso anno, ha iniziato ad alzare i tassi. Lo stesso giorno saranno svelati i dati sulla crescita del PIL cinese per il primo trimestre e l’inflazione aggiornata del Canada. Il Regno Unito e l’eurozona seguiranno mercoledì con le relative statistiche sull’inflazione: nel blocco europeo l’indice dei prezzi al consumo è sceso al 6,9% su base annua a marzo, il valore più basso da febbraio dello scorso anno. Giovedì è inoltre in programma, sempre nella regione europea, un indicatore preliminare sulla fiducia dei consumatori, mentre venerdì giungeranno i Flash PMI per Australia, eurozona, Regno Unito e Stati Uniti, oltre all’inflazione giapponese di marzo.
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