Azionario: ancora rimbalzo, ma manca visibilità

  • 07 Dicembre 2022 (5 min di lettura)

I mercati azionari hanno continuato il rimbalzo a novembre, nella speranza di un minore aumento dei tassi dopo i primi riscontri sull’inflazione e un quadro macroeconomico in peggioramento. Oggi le valutazioni non sono più a buon mercato e ci sono maggiori probabilità che gli utili siano rivisti al ribasso, quindi è importante usare cautela e mantenere un portafoglio bilanciato e diversificato.

I primi cambiamenti nei dati sull’inflazione e il peggioramento dei dati macro statunitensi hanno alimentato la speranza di una politica monetaria meno restrittiva e sui mercati azionari è tornata la propensione al rischio. Occhi puntati sugli appuntamenti, settimana prossima, delle banche centrali. Sia la Federal Reserve (Fed) che la Banca centrale europea (Bce) alzeranno i tassi d’interesse e gli investitori aspettano di capire di quanto li alzeranno. Mentre la Fed ha iniziato a contemplare l'opportunità di un rallentamento dei rialzi, la Bce ha ribadito la priorità della lotta all'inflazione nonostante il rischio di recessione nell'Eurozona.

In Cina, l'alleggerimento delle misure sanitarie e l'allentamento della politica “Zero-Covid” ha alimentato l'ottimismo del mercato, oltre alle misure adottate a favore del settore immobiliare. In questo contesto, il dollaro si è deprezzato rispetto alle altre valute e il prezzo del petrolio è rimasto al di sotto degli 85 dollari al barile.

 

Rally di fine anno?

Con l'avvicinarsi della fine dell'anno, i mercati azionari potrebbero rimanere sostenuti, favoriti dalle attese sulla politica monetaria della Fed. Come avevamo previsto all’inizio del 2022, c’è stata una compressione dei multipli di valutazione del mercato sotto l’effetto del rialzo dei tassi d’interesse. Le valutazioni sono state messe sotto pressione e sono scese, portandosi al di sotto della loro media di lungo periodo. Oggi, dopo 2 mesi di forte rimbalzo, il mercato non è più “cheap”. Tuttavia, questa compressione è dovuta principalmente alla forte crescita dei risultati aziendali nel 2022 e marginalmente al calo osservato nei mercati finanziari dall'inizio dell'anno.

Per il 2022, gli utili societari saranno cresciuti di quasi il 20%, mentre il grosso del rialzo dei tassi ormai è avvenuto. Questo significa che l’impatto dei tassi sui multipli di valutazione, per l’anno prossimo, sarà minimo. L’impatto verrà invece dalla direzione degli utili. Al momento il consensus per il 2023 è per una certa stabilità. Il punto è che se veramente avremo una recessione, gli utili societari caleranno. La valutazione non è ancora un problema per il gestore, ma bisognerà capire quale sarà la direzione che prenderanno gli utili l’anno prossimo. Dipenderà da una serie di variabili sulle quali, al momento, abbiamo poca visibilità: per esempio che inverno sarà, se molto o poco freddo, quindi quale sarà la domanda di gas e la fornitura. Al momento ci sono troppe incognite e questo ci porta a mantenere una strategia d’investimento che punti a investire dove possiamo avere più visibilità o più probabilità di vedere una crescita del fatturato e degli utili.

Per esempio, puntiamo sulle banche, che dovrebbero beneficiare dei tassi in rialzo. Da un paio di mesi stiamo facendo acquisti di titoli bancari.

Non pensiamo quindi che a dicembre ci saranno grandi novità. Ma ci aspettiamo un inizio d’anno un po’ più volatile data la mancanza di visibilità sulla direzione che prenderanno gli utili. E con il rallentamento in atto facciamo fatica a pensare che gli utili aziendali vengano rivisti al rialzo nel 2023. Ma è ancora troppo presto per sapere quale sarà l'ampiezza delle revisioni al ribasso. In conclusione, pensiamo che sia troppo presto per essere ottimisti. Il mercato potrebbe anche chiudere l’anno in rialzo, tuttavia per noi è importante usare cautela e mantenere un portafoglio bilanciato e diversificato.

 

Dopo la fuga dalle small caps si sono create opportunità

Il segmento Star non è mai stato cosi economico. C’è stata una vera fuga dallo Star, che ha perso intorno al 25% da inizio anno. Da luglio, in soli tre mesi, le mid e small caps hanno perso più del 10%, prima di risalire. Anche questo mese, gli investitori hanno preferito le large cap, mentre l'indice Star mid-cap è arretrato di oltre il 2% al 6,69%. Questo porta a quasi 13 punti percentuali il divario accumulato tra i due segmenti in quattro mesi.

Questo è un momento buono per cominciare a porsi delle domande. Per quanto riguarda il nostro fondo, AXA WF Italy Equity, a parte l’esposizione alle mid-small caps del 21% che dobbiamo avere in quanto fondo PIR, abbiamo fatto attenzione a non essere sovraesposti al segmento.

Inoltre, dopo questa sottoperformance delle mid e small caps secondo noi si sono create delle opportunità. Ci sembra quindi un momento interessante per guardare ancora ai fondi PIR che hanno sofferto dei flussi negativi ma che ora hanno aperto delle opportunità per chi vuole investire sul medio termine. Per chi volesse considerare una strategia d’accumulo, questo potrebbe essere un momento opportuno.

 

Performance di AXA WF Italy Equity

Nel corso del mese, il Ftse Italia All Share NT è rimbalzato dell'8,84%. Questo rinnovato ottimismo e la prospettiva di un minore aumento dei tassi hanno penalizzato i settori difensivi come la sanità e le telecomunicazioni. D'altro canto, i settori dei servizi di pubblica utilità (utilities) e della tecnologia hanno beneficiato della pausa dei prezzi delle obbligazioni. I settori più ciclici come i materiali, i beni di consumo discrezionali (in particolare i beni di lusso) e i finanziari hanno beneficiato dell'andamento positivo del mercato, così come la vendita al dettaglio.   

In questo contesto, anche il nostro fondo ha registrato un forte incremento, +7,76% per la Classe d’Azioni A EUR1 , ma è stato penalizzato dalla sua componente small-mid cap per lo statuto di PIR. Pertanto, tra i dieci titoli che hanno registrato la performance più debole nel corso del mese non ci sono large cap. Erg è la società con il contributo più negativo, in calo di oltre il 4%, a causa della sua eliminazione dall'indice delle società a media capitalizzazione, dove aveva la ponderazione più elevata. Alla fine del mese il gruppo è entrato a far parte dell'indice principale della Borsa di Milano, ma con una ponderazione limitata.

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