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Ambiente

La lotta contro il cambiamento climatico spinge l’innovazione

  • 11 Ottobre 2022 (5 min di lettura)

  • La battaglia contro il cambiamento climatico stimola l’innovazione
  • Auto elettriche, energia eolica ed energia solare sono solo alcune delle aree in cui si stanno compiendo grandi progressi
  • Gli investitori hanno a disposizione una gamma sempre più ampia di opportunità – sia nelle tecnologie emergenti, sia in quelle consolidate

Un investitore responsabile che miri a ottenere rendimenti finanziari ma che, allo stesso tempo, voglia spingere il mondo verso un modello più sostenibile, avrà senz'altro notato una caratteristica fondamentale del cambiamento climatico: riguarda tutti i settori, tutti i portafogli e tutti gli asset. Non esiste un solo angolo della nostra economia globale che non sia in qualche modo coinvolto – dai rischi fisici posti dal cambiamento, dalla sfida della transizione energetica o dagli interventi normativi per affrontare il problema. In pratica, le idee destinate a portarci verso un mondo a zero emissioni, o a mitigare gli effetti del cambiamento climatico, sono sparse in tutto il nostro universo d'investimento.

Non possiamo riuscire a dare conto nella sua interezza di un così ampio ventaglio di opportunità, almeno non nello spazio che abbiamo ora a disposizione, ma possiamo individuare ed esplorare alcune tecnologie chiave, raccolte in tre semplici categorie: Opportunità consolidate, emergenti e possibili nel prevedibile futuro dell'innovazione. Dato che tutte le idee, di fatto, sono destinate ad avere successo, per muoversi in uno spazio così ricco è essenziale adottare un approccio d'investimento responsabile, fondato su un'analisi approfondita.

 

Tecnologie consolidate

I Veicoli elettrici (EV) prenderanno il sopravvento, ma non è dato sapere quando. L'affermazione del marchio Tesla su scala globale ha probabilmente contribuito ad accelerare la realizzazione di infrastrutture di carica, fondamentali affinché gli EV si impongano come categoria dominante. Ma sono forse le case automobilistiche storiche a fornirci la migliore indicazione di quale sarà la direzione del viaggio. Ford intende completare l'elettrificazione della sua flotta europea entro il 2030; Jaguar si pone obiettivi simili a partire dal 2025.1

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Dal punto di vista degli investitori, questa fase di dinamismo potrebbe consentire di distinguere tra le case automobilistiche in base alle tempistiche dei loro programmi, o di supportare le imprese coinvolte nell'innovazione che offrono tecnologie e prodotti legati alla transizione dai veicoli alimentati a combustibili fossili. Si possono fare anche altre considerazioni. L'estrazione dei materiali necessari per la produzione delle batterie pone già problemi sociali e di sostenibilità, che un investitore responsabile dovrebbe gestire con cautela. Chi non trascura gli effetti più generali a livello macroeconomico dovrà poi considerare come i vari paesi affrontano il problema della costante riduzione del gettito fiscale proveniente dai dazi sul combustibile.

L'energia eolica e quella solare si stanno affermando nel mondo come fonti rinnovabili d'elezione. La capacità installata in campo eolico nel 2021 è balzata a 837 gigawatt (GW), dai 24 GW di vent'anni prima. Nello stesso periodo, il solare è passato da 1,09 GW a 843 GW, e le due fonti combinate oggi rappresentano per la prima volta più del 10% del mix energetico globale. È probabile che le grandi dimensioni raggiunte incoraggino più investimenti nella corsa mondiale verso l’azzeramento delle emissioni entro il 2050, e non solo.

Entrambe queste fonti presentano tuttavia qualche problema. Vento e luce solare sono intermittenti, e pertanto le tecnologie capaci di immagazzinare in modo efficace l'energia prodotta nei momenti in cui le condizioni sono propizie potrebbero essere decisive per consentirci un'ulteriore riduzione della nostra dipendenza dai combustibili fossili. Presentano varie opportunità d'investimento anche le smart tech e le smart grid, che possono essere di aiuto ai fornitori e ai consumatori di elettricità nei periodi in cui la produzione da fonti rinnovabili è particolarmente scarsa o, viceversa, abbondante. Un problema che ha recentemente riguardato alcuni produttori di turbine eoliche, nel frattempo, è stato il ritiro degli incentivi a fronte dell'aumento della domanda. Queste decisioni hanno lasciato molte aziende esposte ai capricci dei mercati, mentre i produttori nazionali cinesi potrebbero presto affacciarsi come concorrenti sulla scena globale.

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Tecnologie emergenti

L'idrogeno è considerato da tempo una scelta importante di contorno nel campo delle energie rinnovabili alternative. Nell'immaginario pubblico è visto come un pericolo – le immagini della distruzione del dirigibile Hindenburg nel 1937 si sono fissate nella nostra memoria collettiva. Oggi però è sempre più accolto come opzione praticabile, o persino preferibile, per alcune applicazioni. Potenzialmente l'idrogeno può costituire una fonte di energia a zero emissioni, un combustibile, una materia prima o un mezzo di stoccaggio dell'energia, ma può essere difficile per gli investitori prevederne il possibile ritmo di adozione e anticiparne i possibili effetti sulle imprese coinvolte.

Essenziale sarà in questo senso la diminuzione del costo del cosiddetto "idrogeno verde", prodotto mediante elettrolisi dell'acqua utilizzando fonti rinnovabili. Attualmente si ipotizza che ci vorranno circa dieci anni prima che l'idrogeno verde possa essere davvero competitivo in termini di costi, ma la strada è segnata – l'Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) prevede che la produzione di idrogeno verde possa raccogliere il 10% dell'elettricità mondiale entro il 2050, dall'attuale livello praticamente pari a zero.

Per gli investitori, insomma, le rinnovabili potrebbero costituire la via per sfruttare il probabile ruolo dell'idrogeno nella transizione, ma potrebbero esserci delle opportunità anche in aziende già attive nella produzione e nella logistica dell'idrogeno – vale a dire, produttori di gas industriali con un know-how nella gestione di una catena del valore così complessa.

Le bioplastiche sono un potenziale mezzo di mitigazione degli effetti dovuti alla grande diffusione degli imballaggi e altri oggetti in plastica nelle economie moderne. In combinazione con le innovazioni nel settore della cellulosa e della carta, si prefiggono di offrire alternative a basso impatto ambientale ai prodotti derivati dai combustibili fossili. Alcune nuove varietà di bioplastiche derivate da materiali organici rinnovabili sembrerebbero offrire livelli qualitativi comparabili e proprietà barriera simili a materie plastiche di uso comune, come il PET.

Naturalmente, le cose non sono così semplici. Alcune aziende leader hanno iniziato a promuovere il proprio uso di bioplastiche, ma una crescita importante della produzione potrebbe implicare un'accelerazione degli impatti sull'uso del suolo e dell'acqua per avere a disposizione materia prima sufficiente. C'è poi la questione della biodegradabilità di questi prodotti, dove alcune alternative offrono un forte vantaggio rispetto alla plastica solo quando finiscono al compostaggio industriale. Tutti questi aspetti potranno essere affrontati dalle aziende con la ricerca di una maggiore biodegradabilità e con la sperimentazione di materie prime organiche di diverso tipo, ma resta la questione fondamentale se l'unica scelta realmente sostenibile non sia quella di concentrarsi tout court su una rapida riduzione della domanda di prodotti imballati.

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Quale sarà la prossima fase?

La stampa 3D è prevalentemente associata alla riproduzione di componenti su piccola scala ma, se utilizzata per livelli dimensionali maggiori nel settore dell'edilizia, potrebbe costituire un sistema promettente di riduzione dell'intensità energetica e di carbonio del settore – la sola produzione di cemento genera circa il 7% delle emissioni globali di CO2. I promotori di questa tecnologia sostengono che la stampa 3D offra possibilità di azione in campo ingegneristico, senza i vincoli della progettazione tradizionale, con vantaggi sia strutturali che di riduzione dei consumi a fronte della crescente urbanizzazione, soprattutto nei mercati emergenti.

Secondo la Banca mondiale, nel Malawi la stampa 3D ha dimostrato la capacità di ridurre le emissioni di CO2 di quasi il 70%, riducendo di dieci volte lo spreco di materiali. Cina e Stati Uniti sono i principali investitori sul mercato globale della stampa 3D, ma Dubai sembra in testa riguardo al suo impiego in edilizia. La Dubai Futures Foundation (DFF), gestita dallo Stato, ha dichiarato che il 25% dei nuovi edifici di Dubai potranno essere stampati in 3D entro il 2025.

Altrettanto degno di nota è un progetto realizzato in Cina, a Jiangsu, dove la stampa 3D ha consentito di ridurre il costo del lavoro e i tempi di realizzazione di un complesso residenziale realizzato con materiali autoisolanti. Il progetto è stato realizzato in stabilimenti separati dal cantiere, servendosi di macchinari di oltre 40 metri di lunghezza e utilizzando materiali tradizionali e rifiuti edili di recupero per stampare pareti e altri componenti. Gli investitori devono procedere con cautela – potrebbero esserci miglioramenti in termini di performance ambientale, ma si tratta ancora di una tecnologia energivora, relativamente costosa e non ancora capace di fare a meno dei processi di costruzione tradizionali.

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