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L’isola dei centenari: perché in Sardegna si vive più a lungo che nel resto del mondo?

  • 03 Giugno 2019 (5 min di lettura)

Dieta mediterranea, vita attiva, relazioni sociali. Ecco perché in Sardegna si vive fino a cent’anni e in salute. 

 

È una delle cinque “zone blu” con la più alta concentrazione mondiale di ultracentenari al mondo, come ha attestato di recente anche il National Geographic. Assieme a Okinawa (Giappone), Loma Linda (California), Nicoya (Costarica) e Ikaria (Grecia), la Sardegna rappresenta una delle aree dove non solo si vive più a lungo, ma anche in perfetta salute, in particolare in 14 comuni (Fonni, Gavoi, Ollolai, Ovodda, Tiana, Mamoiada, Orgosolo, Oliena, Villagrande Strisaili, Arzana, Baunei, Triei, Talana e Urzulei).

Nel 2012 la famiglia Melis, originaria di Perdasdefogu, nell’Ogliastra, è stata celebrata dal Guinness dei primati come la più longeva del mondo: all’epoca contava nove fratelli, sei femmine e tre maschi, con la sorella più anziana di 105 anni e la più giovane di 78, per un totale di 818 anni e 205 giorni complessivi al primo giugno 2012.

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Qual è l’elisir di lunga vita dei sardi? Sul segreto della longevità dell’isola hanno indagato tra gli altri Gianni Pes e Francesco Tolu, medici dell’Università di Sassari, con una serie di studi scientifici, il più importante dei quali pubblicato sul “Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Diseases Journal”.

Gli studiosi hanno raccolto un’enorme mole di dati, da quelli demografici dei 377 comuni sardi ai documenti storici in grado di ricostruire la vita degli abitanti dell’isola. Per capire le cause del fenomeno della longevità sarda non si può infatti “prescindere dalla storia della popolazione nel corso dell'ultimo secolo, periodo caratterizzato da profondi cambiamenti sociali, culturali e comportamentali”, scrivono gli studiosi. 

In Sardegna la “transizione alimentare, ovvero il passaggio dalla fase in cui la popolazione si nutriva con cibi autoprodotti a quella in cui si serve di prodotti confezionati industriali, ipercalorici e scarsamente nutritivi, è arrivata negli anni Cinquanta, cioè circa dieci anni dopo rispetto al resto d'Italia”, rilevano gli autori. Anzi, alcune abitudini tradizionali, come quella di preparare in casa il pane a lievitazione naturale, che tiene basso il livello di insulina e di glicemia, si è tramandata a lungo proprio nelle aree più interne dell'isola, tra cui l'Ogliastra, una delle “zone blu”. La dieta nella Sardegna rurale si basa su formaggi, verdure dell’orto, frutta degli alberi dietro casa e vino: tutti prodotti tradizionalmente “a chilometro zero”.

Alimentazione e genetica a parte, l’elisir di lunga vita sardo è fatto anche di attività fisica nel lavoro quotidiano. “Colpisce il fatto che i quattro comuni a maggiore longevità, che si trovano nell’Ogliastra (Villagrande, Arzana, Urzulei e Baunei) siano anche quelli dove è maggiore sia l’attività pastorale che la pendenza del terreno e la distanza media giornaliera dal luogo di lavoro”, si legge nello studio di Pes e Tolu. In questi centri la pastorizia, soprattutto negli anni passati, era l'attività più diffusa e percorrere ogni giorno i pendii ha costituito un ottimo esercizio fisico.

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Un altro studio scientifico, pubblicato su “Experimental Gerontology”, sottolinea come la zona blu dell’Ogliastra “sia una regione montagnosa, remota e difficile da raggiungere fino a qualche decennio fa. Questa situazione geografica ha scoraggiato l’immigrazione favorendo la consanguineità e di conseguenza limitando la variabilità del patrimonio genetico. Per molti anni l’economia agricola basata sulla pastorizia è stata l’unica fonte di reddito. Gli abitanti di quest’ area mantengono le caratteristiche antropologiche e culturali tipiche delle antiche tradizioni, incoraggiati anche dalle autorità. L’alimentazione e gli stili di vita sono nel complesso inalterati e salutari”.

Persino la Cnn, la rete televisiva all news statunitense, si è appassionata al “miracolo sardo”, mandando una troupe nell’isola mediterranea. Intervistata dai giornalisti americani, Maria Chiara Fastame, docente di psicologia all’Università di Cagliari, ha ricordato che dietro alla longevità sarda non ci sono solo alimentazione e attività fisica: esiste anche una rete sociale che circonda di affetto e attenzione gli anziani, influenzando positivamente la loro vita.

Luigi Corda, autore del volume fotografico “Cento centenari”, nel suo libro conferma che “la famiglia ha un ruolo fondamentale nella possibilità di vivere una vita così lunga. Il fatto di sentirsi ancora importanti, essendo al centro dell’attenzione e a capo della famiglia, li rende attivi e dà loro la forza di andare avanti, sottolineando l’importanza della famiglia assieme agli aspetti genetici, alla dieta e alla religione”. Lunga vita ai sardi, quindi, che hanno scoperto come siano le cose più semplici ad allungarci l’esistenza: una buona alimentazione, attività fisica e soprattutto l’affetto delle persone intorno a noi.

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