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Crisi del gas in Europa: riusciremo a superare un altro inverno?

  • 19 Ottobre 2023 (10 min di lettura)

Punti chiave

  • Nell’agosto del 2022 la Russia ha interrotto le forniture di gas all’Europa attraverso il gasdotto Nord Stream, dando inizio a una crisi del gas senza precedenti. Grazie al clima mite durante l’inverno e agli sforzi concreti per ridurre il consumo di gas, si è evitato lo scenario peggiore.
  • La fornitura di energia in Europa si trova però ancora in una fase di transizione e, nonostante i rischi siano diminuiti, le incertezze persistono.
  • In questo contributo esamineremo la situazione attuale in Germania, Italia e Francia ed esploreremo i potenziali scenari per quest’inverno.
  • Valuteremo inoltre il programma nucleare della Francia e il suo approvvigionamento di uranio.

 

Inverno nuovo, vita nuova

Nell’agosto del 2022 la Russia ha interrotto le forniture di gas all’Europa attraverso il gasdotto Nord Stream, dando inizio a una crisi del gas senza precedenti. Molti, noi compresi, avevano previsto un netto calo della produzione durante il periodo invernale. In realtà, la contrazione in Europa nel 4° trimestre 2022 è stata dello 0,1% soltanto, sebbene l’economia tedesca abbia subito un calo dello 0,4% nel trimestre e una recessione. Gli effetti avrebbero potuto essere assai peggiori se non fosse stato per l’inverno mite e gli sforzi concreti che sono stati fatti per ridurre il consumo di gas.

I rischi per le economie europee però non sono finiti con l’inverno scorso. Le forniture di energia in Europa si trovano ancora in una fase di transizione e, per quanto lo scenario sia più roseo di quello previsto nel 2022, i rischi persistono anche quest’anno. In questa ricerca analizziamo le prospettive per il prossimo inverno: per la maggior parte delle economie nell’Eurozona, la disponibilità di gas dovrebbe migliorare rispetto all’anno scorso, mentre persistono i rischi per l’economia della Germania, che è sempre stato il principale beneficiario del gas russo. Esamineremo la situazione attuale in Germania, Italia e Francia ed esploreremo i possibili scenari per quest’inverno.

 

Questione d’offerta...

Fino a poco tempo fa, la Germania importava circa il 50% del suo fabbisogno totale di gas dalla Russia e non aveva la capacità di importare gas naturale liquefatto (GNL).
La situazione è cambiata velocemente e oggi la Germania non riceve più gas dalla Russia, mentre dispone di tre rigassificatori galleggianti (FRSU) che consentono al Paese di importare GNL dal resto del mondo. Le importazioni di GNL oggi compensano circa il 15% delle importazioni precedenti dalla Russia (Figura1). La Germania dovrebbe raddoppiare la capacità d’importazione entro la fine dell’anno (fino al 30-35% circa delle forniture russe nel 2021). L’installazione dei primi tre rigassificatori galleggianti ha rispettato le tempistiche inizialmente previste, pertanto riteniamo altamente probabile che si proceda come programmato.

La Germania fa inoltre grande affidamento sulla Norvegia che oggi rappresenta circa la metà dei consumi del Paese. Invece non può più fare affidamento sulla produzione olandese dato che i Paesi Bassi hanno confermato la chiusura dell’impianto di Groningen.

 

Figura 1: La Germania aumenta le importazioni di GNL

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… e di domanda

Durante l’autunno e l’inverno dello scorso anno, il consumo di gas della Germania è sceso del 16% circa rispetto alla media degli ultimi dieci anni. Praticamente le società di generazione dell’energia e le grandi industrie, che rappresentano circa il 60% dei consumi complessivi, hanno consumato il 20% di gas in meno rispetto alla media del decennio precedente. Per il riscaldamento e le piccole imprese si è risparmiato il 10%.

A ottobre 2023 gli sforzi si sono intensificati ulteriormente, infatti oggi il consumo di gas complessivo è calato del 30% rispetto alla norma. Ciò dipende, secondo noi, dalle famiglie che hanno ritardato l’accensione del riscaldamento grazie alle temperature assai miti. Indubbiamente i prezzi elevati sono ancora un forte incentivo al risparmio di gas. Nonostante gli interventi del governo all’inizio del 2023, le bollette di gas in Germania non sono scese e le tariffe sono ancora pari al doppio rispetto a prima dello scoppio della guerra in Ucraina1 .

In questa fase è assai difficile distinguere tra il risparmio strutturale (ovvero la riduzione in via permanente degli sprechi di energia e il passaggio a fonti di energia alternative) e il risparmio congiunturale (l’aumento dei prezzi costringe le aziende a dare priorità ad alcune attività o a interromperle temporaneamente).

Per quanto concerne il risparmio strutturale, possiamo analizzare il consumo di elettricità in Germania che è generalmente sceso del 10% rispetto ai livelli del 2021, mentre i prezzi sono in linea con l’andamento del gas2 . Questo significa probabilmente che alcune famiglie e piccoli processi industriali sono passati dagli impianti a gas all’elettricità, altrimenti il consumo di elettricità sarebbe stato inferiore. Non crediamo invece che l’industria pesante con processi basati sul gas sia già passata all’elettricità per via dei limiti tecnici e/o dei costi.

Per il risparmio congiunturale dobbiamo considerare la produzione delle industrie a uso intensivo di energia, ovvero prodotti chimici, vetro, ceramica e fabbricazione di prodotti di metallo. Notiamo un forte calo dall’inizio del 2022. Praticamente, questi settori hanno ridotto volontariamente la produzione a causa dell’aumento dei costi delle risorse (Figura 2). Continueranno verosimilmente su questa strada finché i prezzi dell’energia non diminuiranno, tramite i prezzi di mercato sottostanti o l’intervento del governo. In effetti, il governo tedesco ha introdotto un cap teorico sul costo dell’energia per le industrie che è tuttora in vigore: 7 centesimi per il gas e 13 centesimi per l’elettricità (fino al 70% del consumo). I prezzi però sono ancora molto alti, circa il doppio rispetto a prima della crisi (due volte e mezzo al livello massimo).

 

Figura 2: Ampia divergenza tra settori industriali in Germania

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Relativamente al risparmio congiunturale, il caso della Spagna è interessante. Dopo che i prezzi sono saliti alle stelle nel 2022, nel 2023 sono diminuiti grazie alla flessione dei prezzi a pronti3 e agli interventi governativi. Se consideriamo le bollette del gas sulla base dei dati HICP, le famiglie spagnole oggi pagano circa lo stesso prezzo ma gli effetti sui consumi sono eterogenei. Dopo essere sceso del 30% durante lo scorso autunno/inverno, il consumo di gas oggi è inferiore del 15% soltanto, tuttavia sembra che ciò dipenda esclusivamente dal minore utilizzo da parte dell’industria4 , invece le famiglie hanno normalizzato il consumo con la diminuzione degli incentivi di prezzo.

È troppo presto per trarre delle conclusioni ma, al momento, sembra che la maggior parte della riduzione del consumo dipenda dall’aumento dei prezzi. In questa fase, ciò non rappresenta un grosso rischio per il consumo di gas dato che i prezzi restano alti in quasi tutti i Paesi, tuttavia ci ricorda l’importanza dei segnali di prezzo (in entrambe le direzioni).

 

Le prospettive per il gas

Le prospettive per l’industria, in particolare per le imprese che fanno un uso intensivo dell’energia, restano poco rosee. Non prevediamo un miglioramento nel breve periodo in termini del costo o della domanda, e le prospettive sono relativamente cupe sia per l’economia cinese che per quella statunitense. In altri termini, una ripresa della domanda di gas per consumo industriale appare improbabile.

Per le famiglie, il segnale dei prezzi è servito a ridurre il consumo di gas ed elettricità. Tra i fattori negativi, crediamo che tale effetto abbia probabilmente raggiunto il picco, e il price cap sull’energia introdotto dal governo potrebbe disincentivare le famiglie dal continuare a controllare i consumi. L’anno scorso l’ansia per la guerra in Ucraina e i prezzi elevati avevano presumibilmente spinto le famiglie a intensificare gli sforzi per ridurre i consumi. Non crediamo che questi timori persistano con la stessa intensità.

Alla fine saranno le temperature invernali ad avere un ruolo determinante sul fronte della domanda. L’inverno 2023/2024 potrebbe essere un nuovo “‘El Niño”. Ce ne siamo occupati qualche mese fa quando abbiamo esaminato in che modo questo mega-fenomeno influenza il clima su scala globale.
In Europa è solitamente caratterizzato da un autunno mite seguito da un inverno gelido.

 

Scenario più probabile: attenzione alle scorte alla fine dell’inverno

Nel nostro scenario di base calcoliamo la domanda di gas partendo dal presupposto che si verifichi un fenomeno El Niño, con un autunno mite e un inverno freddo. Presupponiamo che si riesca a contenere il consumo di gas del 16% circa rispetto agli ultimi dieci anni fino al mese di dicembre, ma poi le temperature più fredde potrebbero costringere le famiglie a incrementare il consumo di gas. È difficile però credere che le famiglie ritornino ai livelli di consumo precedenti, dato che il prezzo del gas resterà oltre il livello precedente all’invasione. Presupponiamo un risparmio marginale del 5% anziché del 10%. Ciò è anche in linea con l’esperienza passata in cui le famiglie tedesche hanno aumentato il consumo di gas dell’8% circa durante gli inverni freddi. Presupponendo che le grandi industrie e le società elettriche mantengano lo stesso livello di consumo (-20%), la riduzione complessiva potrebbe essere del 14%.

In tale scenario, la Germania attingerebbe alle riserve di gas più intensamente a partire da gennaio (Figura 3). Il livello delle scorte alla fine dell’inverno sarebbe del 30% - 35% circa. Dunque, la Germania supererebbe bene un altro inverno, ma ci sarebbero ripercussioni sulle importazioni durante la prossima estate. Analogamente, un livello delle scorte del 30% - 35% alla fine dell’inverno sarebbe assai superiore al 20% del 2022 (per quanto allora il gasdotto Nord Stream fosse ancora attivo), ma sarebbe inferiore al 65% del 2023, il che probabilmente è in linea con i limiti attuali dell’offerta. Se si replicasse il ritmo di ricostituzione delle scorte del 2023 (0,2 punti percentuali al giorno) ci vorrebbero 350 giorni per riempire le riserve. Anche se la maggiore capacità di GNL della Germania consentisse di raddoppiare il ritmo di ricostituzione delle scorte, ci vorrebbero comunque circa sei mesi e si arriverebbe alla fine di settembre 2024, senza calcolare alcun margine di errore.

 

Figura 3: La Germania è “al sicuro” nel nostro scenario di base

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In tale scenario la Germania probabilmente se la caverebbe abbastanza bene quest’inverno, ma poi dovrebbe concentrarsi rapidamente sulla ricostituzione delle scorte in vista dell’inverno successivo. È importante continuare a risparmiare, e la Germania deve assolutamente espandere la sua capacità d’importazione.

 

Scenari alternativi ma non improbabili

Il riscaldamento globale fa aumentare costantemente le temperature medie. Nell’ambito di tale tendenza si procede per cicli (alcuni più freddi, altri più miti). Un altro inverno mite comunque è possibile. In tale scenario possiamo presuppore che le famiglie continuino a risparmiare energia, e le prospettive dell’industria resterebbero invariate. Nel complesso, siamo fiduciosi che la Germania supererebbe l’inverno senza difficoltà, e le prospettive di ricostituzione delle scorte la prossima estate sarebbero meno preoccupanti.

Potrebbero delinearsi altri scenari alternativi, per esempio l’interruzione delle forniture o un autunno/inverno più rigido. Finora abbiamo presupposto che tutto proceda bene sul fronte dell’offerta, non possiamo però escludere scenari peggiori, per esempio: l’interruzione del condotto norvegese, ritardi nel piano ambizioso di installazione dei rigassificatori galleggianti da parte della Germania, problemi nel mercato del GNL (circa il 12% delle importazioni totali di GNL verso l’Eurozona proviene ancora dalla Russia5 ), scioperi. I rischi possono dunque essere numerosi, anche se è chiaramente difficile fare previsioni.

Un altro modo per delineare uno scenario estremo ma non improbabile è di considerare la domanda. Pensiamo a uno scenario in cui i consumi tornano gradualmente verso la media dell’ultimo decennio (intorno a dicembre) a causa di un inverno molto freddo e/o della fatica nel risparmio di gas. Tale scenario sarebbe dannoso per la Germania, ridurrebbe le scorte al livello minimo legale del 10% entro l’inizio di marzo (Figura 4).
In tali circostanze il governo potrebbe trovarsi nella necessità di chiedere ad alcune imprese, in via preventiva, di ridurre ancora le attività (probabilmente intorno alla fine del 4° trimestre del 2023). Le prospettive per l’inverno 2024/2025 peggiorerebbero, sia perché sarebbe difficile ricostituire le scorte durante l’estate 2024, sia perché la domanda potrebbe aumentare. Tale scenario ci sembra improbabile, tuttavia vale la pena di considerare quello che la Germania può o non può permettersi.

 

Figura 4: Occorre monitorare ogni minima riduzione del risparmio di gas

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La Germania è l’unico Paese da considerare?

Prendiamo in considerazione gli stessi scenari (di base, ottimistico ed estremo) per l’Italia, che l’anno scorso abbiamo identificato come il Paese più vulnerabile dopo la Germania. Questa volta concludiamo che l’Italia dovrebbe essere relativamente al sicuro in entrambi gli scenari più probabili. Giungiamo però a conclusioni ugualmente preoccupanti nel caso in cui si verifichi lo scenario caratterizzato da un freddo estremo con un aumento dei consumi. Probabilmente l’Italia supererebbe l’inverno, ma le scorte si esaurirebbero entro metà marzo. Nonostante una maggiore diversificazione dei fornitori6 , molto dipende dalla domanda, e l’Italia non può permettersi di consumare come in passato.

La Francia dovrebbe riuscire a superare l’inverno nei tre scenari descritti, anche nel caso più estremo. Il rischio per la Francia riguarda le forniture di GNL, la Russia continua a fornire circa il 20% delle importazioni di GNL del Paese, ovvero circa il 14% del consumo totale6 .7 Buona parte delle forniture arriva dall’impianto di Yamal, un giacimento di gas privato gestito da una società francese. Non possiamo escludere che venga espropriato dal governo russo. La Francia sarebbe costretta ad acquistare di più sul mercato aperto di GNL, senza contratti di fornitura a lungo termine. In termini dei volumi sarebbe fattibile ma potrebbe incidere sul costo del gas all’ingrosso.  

 

La peculiarità della Francia

A differenza dei suoi vicini, la Francia non sembra subire la minaccia di restare senza gas il prossimo inverno. C’è però un diverso fattore di preoccupazione che riguarda il Paese, ovvero la generazione di energia nucleare.

L’anno scorso i problemi di corrosione in alcuni impianti nucleari hanno messo sotto pressione la rete elettrica e sollevato la questione della possibile chiusura dei generatori. Il problema sembra risolto per il momento, tuttavia non possiamo escludere ulteriori sviluppi. In particolare siamo preoccupati per le riserve di uranio naturale. La Francia riceve circa la metà dell’uranio naturale dal Kazakistan (27%) e dall’Uzbekistan (19%). Per quanto siano Paesi indipendenti, entrambi hanno forti legami con Mosca, come dimostrato dal sostegno militare fornito dalla Russia dopo le proteste di massa ad Astana nel gennaio 2022. Inoltre questo uranio, prima di arrivare in Europa, viene trasportato in buona parte attraverso la Russia. Il Niger, un altro fornitore, è a rischio per via del recente colpo di stato militare. Il Niger fornisce il 20% dell’uranio della Francia. In questo momento, la Francia ha circa due anni di uranio naturale a disposizione (un po’ di più se consideriamo l’uranio impoverito). Nell’immediato sembra una situazione gestibile, ma le riserve potrebbero diminuire rapidamente qualora il flusso delle forniture venisse interrotto.

 

 

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