COP28: opportunità per investitori da impegni per paesi vulnerabili e sui sistemi alimentari
Forse il risultato più rilevante della COP28 sul clima tenutasi a Dubai prima che si chiudesse il 2023 è che quasi ogni paese nel mondo ha acconsentito ad allontanarsi dall’uso dei combustibili fossili. Nonostante la delusione sulla mancanza di chiarezza circa un’eliminazione graduale in questa decade, sono emersi alcuni aspetti positivi per gli investitori sia obbligazionari che azionari.
La necessità di una drastica riduzione dell'uso di carbone, petrolio e gas emerse per la prima volta nella Conferenza sui cambiamenti climatici del 2015 delle Nazioni Unite COP21, che diede origine all'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Ma la prima volta in cui tutti i paesi si sono trovati d’accordo su una "transizione dai combustibili fossili nei sistemi energetici" e in un modo "giusto, ordinato ed equo" è stato alla COP28 del 2023 che si è svolta a Dubai. Dopo otto anni, si è finalmente trovato un consenso sul fatto che il mondo dovrà allontanarsi dall'uso dei combustibili fossili.
Cosa significa per gli investitori
Tuttavia, diversi paesi hanno lasciato il summit con l’amaro in bocca per la mancanza di chiarezza su un’eliminazione graduale dei combustibili fossili in questa decade e per un testo (quello approvato) che consente di trovare delle scappatoie per continuare a produrne e consumarne. Insomma, l’accordo raggiunto a Dubai dopo intensi negoziati non parla di “eliminazione” dei combustibili fossili.
Ci sono innegabilmente alcuni aspetti positivi, come gli annunci fatti nel campo della finanza per l’adattamento climatico, compresa l’attuazione del fondo per le perdite e i danni che, pur non essendo perfetto, può ora funzionare e rappresenta un pre-requisito per un maggiore sostegno finanziario ai paesi in via di sviluppo. Mentre a fronte di nuovi impegni sui sistemi alimentari e di un'agricoltura sostenibile, potrebbero esserci potenziali opportunità per gli investitori azionari.
Mitigazione del clima e combustibili fossili
Sebbene il mondo abbia rinnovato il proprio impegno a limitare il riscaldamento globale, mancano azioni concrete sulla riduzione delle forniture di petrolio e gas e questo rischia di compromettere l’impegno preso.
Ora l’obiettivo di "transizione dai" combustibili fossili (ma non "riduzione" dell'approvvigionamento di tali combustibili) è scritto nero su bianco, e i governi dovranno attuarlo con politiche e atti concreti. “Il riconoscimento di tale obiettivo è positivo, ma è di vitale importanza che venga attuato - e presto”, commenta Virginie Derue, Head of RI Research di AXA IM. “Il prossimo round di Nationally Determined Contributions nel 2025 sarà un test chiave su questo fronte, anche se più in generale, l'assenza di progressi sul prezzo globale del carbonio resta una questione di rilievo”.
In ultima analisi, secondo Derue “ridurre la dipendenza dal petrolio e dal gas e passare alla sobrietà dei consumi dipende dal fatto di rendere petrolio e gas non competitivi, ma non siamo ancora lì.”
Infatti, gli impegni sulla “Carta di decarbonizzazione del petrolio e del gas”restano minimi. Circa 50 aziende, che rappresentano il 40% della produzione mondiale di petrolio, l’hanno sottoscritta, con le società petrolifere nazionali che rappresentano oltre il 60% dei firmatari. Tuttavia, gli impegni di riduzione delle emissioni restano a lungo termine (con l'obiettivo di azzeramento netto nel 2050), sono limitati alle operazioni delle aziende e chiudono le emissioni di metano di routine entro il 2030.
In sostanza, le emissioni nella catena di valore delle aziende – sia a monte che a valle – sono escluse dagli impegni - pur rappresentando circa il 90% di tutte le emissioni del settore - lasciando ad altri la responsabilità di contribuire alla transizione dell'intero ecosistema/lato domanda.
Fonte: Climate Change News - The Good and the Bad - UF/IFAS Extension Brevard County
Allo stesso modo, non si registrano particolari progressi in merito agli obiettivi sul gas metano, che pure sono fondamentali, a parte il fatto che alcune società statunitensi come Exxon hanno ora aderito alla Carta insieme ad alcune compagnie petrolifere nazionali.
L'energia nucleare è stata riconosciuta come un importante contributo alla realizzazione dell’obiettivo net-zero entro la metà del secolo, con 20 paesi che si impegnano a triplicare la capacità entro il 2050. Tra i firmatari figurano Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti (EAU), Regno Unito e alcuni paesi europei, che hanno aperto la porta agli investimenti in piccoli reattori modulari che potrebbero essere utilizzati per la produzione di energia elettrica e per un più ampio uso industriale.
Maggiore sostegno ai paesi in via di sviluppo
Sono stati compiuti passi più concreti nella finanza per il clima, a partire dalla messa in funzione del fondo perdite e danni. La Banca mondiale lo ospiterà per un periodo di quattro anni. C'è ancora un po’ di strada da fare per passare dalla teoria alla pratica, dal momento che gli impegni finanziari presi di US$792 mln potrebbero risultare inferiori rispetto agli importi richiesti - tra US$160 mlde US$340 mld l'anno entro il 2030- e difficilmente possono essere considerati un passo decisivo per i paesi vulnerabili.
Il lancio del fondo d’investimento sul clima (Alterra) e il capitale di $30 mld già promesso dagli EAU è di dimensioni maggiori, finalizzato a mobilitare fino a $250 mld di finanziamenti privati a beneficio del sud del mondo.
Alcune aree geografiche sono state esplicitamente destinate a un maggiore sostegno finanziario. Per esempio, alle Filippine la Banca asiatica per lo sviluppo ha promesso di destinare $10 mld tra il 2024 e il 2029. E per l’America Latina la Banca Interamericana di Sviluppo prevede di triplicare i finanziamenti climatici a $150 mld nel corso del decennio.
Questo aspetto, unitamente al Credit Enhancement for Sustainability-linked Sovereign Financing for Nature and Climate (il potenziamento del credito per il finanziamento degli Stati su natura e clima), dovrebbe essere di particolare interesse per gli investitori nel reddito fisso. Sia il sostegno ai paesi in via di sviluppo che le future decisioni della Task Force circa il potenziamento del credito saranno monitorati attentamente dagli investitori. Tra i nuovi impegni figura l'uso di clausole di debito che dovrebbero permettere ai paesi colpiti da catastrofi climatiche di mettere in pausa la restituzione dei prestiti.
Opportunità per gli investitori azionari nei settori alimentare e agricolo
La COP28 ha portato anche una raffica di dichiarazioni in merito a salute, gioventù, povertà, natura e sistemi alimentari. L'obiettivo di ottenere alimenti resistenti al clima e una produzione agricola sostenibile entro il 2030 dovrebbe far emergere notevoli opportunità d’investimento.
“Nel settore dei sistemi alimentari vediamo opportunità potenziali di investimento oltre le infrastrutture energetiche e le energie rinnovabili”, conferma Derue. L'agricoltura rigenerativa e la produzione sostenibile, infatti, potrebbero spingere l'ulteriore sviluppo di tecnologie specifiche che si estendono alla riduzione del consumo idrico e al riciclaggio dei rifiuti, che andranno a integrare azioni e soluzioni per prevenire la deforestazione.
Resta molto da fare
In conclusione, al di là dei progressi o delle delusioni della COP28, resta ancora molto da fare per sostenere la transizione dai combustibili fossili dei paesi in via di sviluppo. Gli investitori possono svolgere un ruolo significativo in questo campo, ma non basterà se gli Stati Uniti e la Cina non agiranno in modo drastico nel campo della riduzione delle emissioni. Le elezioni presidenziali USA del 2024 saranno probabilmente di grande importanza su questo fronte.
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