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Take 2

La Fed mantiene lo status quo; la Banca del Giappone mette fine ai tassi negativi


Fatti salienti

Alla riunione di marzo la Federal Reserve (Fed) statunitense ha mantenuto i tassi d’interesse invariati tra il 5,25% e il 5,50%. Come previsto, la decisione si è rivelata unanime. I decisori politici hanno inoltre dichiarato di aspettarsi ancora tre tagli dei tassi quest’anno, rivedendo però le loro aspettative per il 2025 da 100 punti base (pb) di riduzioni a 75 pb. Il presidente della Fed Jerome Powell ha ribadito che l’inflazione, pur essendo scesa “sostanzialmente”, resta al di sopra dell’obiettivo del 2%. Ha altresì affermato che la Fed deciderà di rallentare l’inasprimento quantitativo “abbastanza presto”. La mossa della Fed ha contribuito a sostenere i mercati globali con diversi indici, tra cui il S&P 500, il Nasdaq e lo Stoxx 600 europeo, che hanno chiuso a massimi storici.

Notizie dal mondo

La Banca del Giappone (BoJ) ha innalzato il tasso di riferimento per la prima volta in 17 anni, da -0,1% a un valore compreso tra 0% e 0,1%, ponendo fine a otto anni di tassi negativi. Al riguardo, il governatore della BoJ Kazuo Ueda ha annunciato la conclusione di uno “straordinario programma di allentamento monetario”. La banca centrale ha inoltre revocato la politica per il controllo della curva dei rendimenti e opterà in futuro per acquisti più “agili” in caso di brusco aumento dei tassi a lungo termine. L’inflazione giapponese ha accelerato a febbraio, con l’indice core in ascesa del 2,8% rispetto a un anno fa, dopo il +2,0% registrato a gennaio. Altrove, la Banca d’Inghilterra ha lasciato i tassi d’interesse stabili al 5,25%, mentre la Svizzera è stata il primo mercato sviluppato a tagliarli, con un’inattesa diminuzione di 25 pb all’1,5%.

Il numero sotto i riflettori: 49,9

Secondo il fornitore di dati S&P, l’attività economica dell’eurozona si è quasi stabilizzata a marzo, grazie a una modesta ripresa dei servizi. Il Flash PMI composito della regione è salito a 49,9, un massimo da nove mesi e in rialzo dal 49,2 di febbraio. Una cifra inferiore a 50 denota una contrazione. Inoltre, l’inflazione annuale dell’eurozona è stata confermata al 2,6% a febbraio rispetto al 2,8% di gennaio. L’inflazione core, dalla quale sono esclusi i prezzi di generi alimentari, energia, alcolici e tabacco, è scesa dal 3,3% al 3,1%. Dal suo canto, l’inflazione annuale del Regno Unito è calata più del previsto, dal 4,0% di gennaio al 3,4% di febbraio, un minimo da settembre 2021. Questa dinamica è attribuibile in parte ai rincari più contenuti degli alimenti.

La parola della settimana: Allarme rosso

L’agenzia meteorologica delle Nazioni Unite ha lanciato un “allarme rosso al mondo”, avvertendo che il limite per il riscaldamento globale di 1,5°C definito nell’Accordo di Parigi non è mai stato così vicino. L’Organizzazione meteorologica mondiale ha confermato che il 2023 è stato l’anno più caldo in assoluto, con la temperatura media globale superiore di 1,45°C ai livelli preindustriali. Anche le emissioni di gas serra, il calore degli oceani e l’innalzamento del livello del mare hanno stabilito nuovi primati lo scorso anno. Tuttavia, l’organizzazione intravede un “barlume di speranza”; le nuove capacità di energia rinnovabile sono infatti aumentate di quasi il 50% dal 2022.

Prossimamente

La BoJ pubblicherà lunedì il verbale dell’ultima riunione di politica monetaria. Mercoledì giungeranno molteplici indagini dell’eurozona, tra cui i più recenti indici del sentiment economico, industriale e della fiducia dei consumatori. Giovedì gli Stati Uniti e il Regno Unito comunicheranno i dati definitivi sull’espansione del PIL per il quarto trimestre, mentre la BoJ presenterà la Sintesi delle opinioni, comprensiva delle proiezioni sull’inflazione e sulla crescita economica. Domenica la Cina svelerà i suoi PMI aggiornati.

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