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Rifkin, Italia ancora senza piano di infrastrutture per il Green Deal

  • 13 Maggio 2022 (5 min di lettura)

In Italia manca una road map sull’infrastruttura per la transizione energetica. L’economista americano Jeremy Rifkin, ospite di AXA IM al Salone del Risparmio, ha criticato il piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr) per la mancanza di una road map per realizzare l’infrastruttura che connetta i tre livelli di quella che definisce la Terza Rivoluzione Industriale: comunicazione, energia e mobilità.

 

“Ogni giorno in cui aspettiamo senza agire è un giorno perso”. Ospite di AXA IM al Salone del Risparmio, in video collegamento da Washington, Jeremy Rifkin – economista, consulente e autore di 22 libri – lamenta che si parli troppo (di transizione energetica) ma si faccia poco, perdendo molto tempo prezioso. “Se non usciamo dal settore del combustibile fossile – avverte – finiremo nell’abisso”.

Le lentezze sono soprattutto a livello politico. “Dobbiamo muoverci dalla vecchia cultura, passare dal vecchio modo di pensare a quello nuovo”. I governi pensano ancora in termini di vecchia economia, argomenta Rifkin, la geopolitica è ancora basata interamente su una “sicurezza del combustibile fossile”. Al contrario del mercato. “Oggi abbiamo un mercato che considera il combustibile fossile e il nucleare come stranded asset, con undici trilioni di dollari fuoriusciti da questi settori”, sottolinea l’economista ed esperto di tematiche ambientali.

 

La terza rivoluzione industriale

Dopo la prima rivoluzione industriale, a trazione britannica fatta di carbone e vapore, e la seconda, a guida americana trainata da petrolio e telefonia, la terza rivoluzione industriale immaginata da Rifkin poggia sulle enormi potenzialità del “triplice internet”: quello della comunicazione che conosciamo tutti, ma anche quelli dell’energia e della mobilità, collegati alle tecnologie e alle piattaforme dell’Internet of Things (l’internet delle cose). La connessione contemporanea e continua tra tutti a livello globale, secondo lo studioso statunitense, ha infatti le potenzialità per trasformare il modello economico oggi prevalente.

I veri cambiamenti avvengono, secondo Rifkin, quando questi tre livelli convergono, trasformando il modo in cui operiamo: una rivoluzione della comunicazione, del settore energetico e della mobilità.

Oggi la rivoluzione nella comunicazione è avvenuta con internet, siamo tutti interconnessi grazie agli smartphone e disponiamo di una rete dati super veloce. A livello di energia, la rivoluzione è data da un nuovo regime energetico basato sulle rinnovabili (energia solare ed eolica). Infine, a livello di mobilità abbiamo i veicoli autonomi ed elettrici. Questo è il quadro in cui ci troviamo. Tuttavia, manca un passaggio importante. “Quel che ancora manca è l’infrastruttura che connette i tre livelli”, nota Rifkin.

 

Il nuovo mondo è qui

Mettere in piedi questa infrastruttura e avere un piano di ampia portata è diventato urgente. “Il nuovo mondo è qui ma temo che invece di muoversi rapidamente i governi stiano perdendo tempo”, dice Rifkin.

E lancia una provocazione: “Non ho ancora visto in Italia una road map per l’infrastruttura. Vedo solo dei piccoli progetti pilota. In altri paesi ci sono già dei piani. C’è bisogno subito di una road map per ciascuna regione italiana, costruita insieme alle università, alle associazioni impresariali, ai sindacati e alla comunità finanziaria.”

Nel corso della conferenza di AXA IM “Terza rivoluzione industriale: a che punto siamo?”, Rifkin afferma che vorrebbe vedere un quadro più chiaro da parte del governo italiano e di Mario Draghi “su come si vuole realizzare la transizione energetica”.

Suggerisce di cominciare una seria discussione con le università per sviluppare i piani d’integrazione infrastrutturale. Ogni regione d’Italia dovrebbe cominciare a sviluppare una road map e poi bisognerebbe raggrupparle tutte. “Se l’Italia non coglie l’opportunità in questo momento, allora quando? Dobbiamo coinvolgere la comunità finanziaria, in particolare gli investitori previdenziali”, spiega l’economista di Denver. “I soldi ci sono, avete 200 miliardi di euro oltre al talento e alla tecnologia”.

Questi soldi vanno utilizzati entro il 2026 e l’Europa si aspetta che l’Italia possa diventare leader e traino per il Green Deal e l’Europa digitale.  Ma mancano ancora, secondo Rifkin, singoli progetti dove per esempio possa investire un fondo pensione.

 

Guerra e inflazione: freno o spinta al cambiamento?

Le profonde trasformazioni immaginate da Rifkin e che Bruxelles vorrebbe realizzare, si scontrano oggi con la realtà della guerra, della crisi energetica, e dell’inflazione. La drammatica crisi in corso sarà l’opportunità per accelerare un cambiamento, oppure farà da freno?

Secondo Rifkin potrebbe diventare un’opportunità solo se si agisce in fretta. “Se non ci muoviamo rapidamente nella nuova infrastruttura finiremo male”, commenta.

E cita l’esempio della Francia, dove nella Regione dell’Hauts-de-France (con un’economia tradizionalmente carbonifera, metallurgica, e automobilistica) è stata realizzata la road map per la transizione a un’economia “green” grazie al concorso di politica, economia e società civile. Il Tir Consulting Group (“Tir” da “Third Industrial Revolution”), un network trasversale che comprende società di energie rinnovabili, imprese informatiche, elettroniche, aziende di costruzioni, logistica o trasporti, studi di architettura, ha aiutato la Regione dell’Hauts-de-France a recuperare le vecchie città minerarie, convertendole a eolico e solare, nel nome del digitale e dell’imprenditoria giovanile.

Rivivi la conferenza "Terza rivoluzione industriale: a che punto siamo?" con Jeremy Rifkin

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