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Crisi climatica: la sfida per gli asset manager

  • 13 Dicembre 2021 (7 min di lettura)

Da tutte le discussioni su impegni e obiettivi alla recente COP26 di Glasgow emerge chiaramente un punto: la transizione a un'economia a zero emissioni richiederà grandi investimenti nei prossimi decenni – e molto dipenderà dal settore dell'asset management che potrebbe svolgere un ruolo chiave.

Il settore finanziario non può essere la soluzione al cambiamento climatico, ma potrebbe fungere da agente di cambiamento. Il nostro compito sarà quello di convogliare capitale alle imprese, ai progetti e alle innovazioni che ci sembrano più adatti a supportare la transizione e a trarne beneficio. Sarà uno sforzo collettivo intrapreso insieme ai nostri investitori istituzionali, e in collaborazione con governi, regolatori, imprese, banche e privati cittadini.

Il contesto in cui si muovono i nostri sforzi è quello delle politiche pubbliche, ma non possiamo stare con le mani in mano, aspettando che i governi ci portino una soluzione: noi tutti siamo responsabili del bene comune. Nell'ottica di questo sforzo congiunto, le società di gestione metteranno in gioco una cifra di circa 100.000 miliardi di dollari.

Aspirazioni e azione

La nostra forza collettiva è connessa al fatto che siamo noi decidere in quale direzione stanziare o non stanziare i capitali da investire. Grazie alla capacità di dialogare con le imprese possiamo orientarne i processi decisionali, mentre la partnership con i nostri clienti ci aiuta a comprendere e a influenzare questa nuova era. In questo modo possiamo promuovere lo sviluppo di un'economia globale sostenibile, che ci consentirà di prosperare nella seconda metà del secolo.

È decisamente una buona cosa avere queste ambizioni - e cercare di esprimerle. Ma l'elemento davvero cruciale in questo momento è l'integrità del nostro impegno.

Sia in relazione alle società che agli asset manager, è chiaro a tutti quanto questo sia importante. Tutti noi vogliamo puntare a obiettivi ambiziosi. Vogliamo mostrare al mondo che siamo coraggiosi pionieri nel cammino verso l'obiettivo "net zero". Ma questa nostra aspirazione è stata oggetto di una campagna mediatica negativa.

Le imprese sono accusate di "greenwashing", di sforzarsi di dare di sé un'immagine sostenibile attraverso campagne di marketing prima di avere adeguato in questa direzione le proprie prassi operative. Il settore dell'asset management corre rischi analoghi, e questo pone chiaramente due ordini di problemi.

Innanzitutto, se le società in cui investiamo sono convinte che noi parliamo di aspetti ambientali, sociali e di governance (ESG) solo a scopo di immagine, o per conformarci alle normative vigenti, questa convinzione ridurrà sensibilmente l'efficacia della nostra attività di engagement. In qualità di investitori attivi e responsabili, nel dialogare con i vertici delle società in cui investiamo dobbiamo assolutamente essere credibili.

Secondariamente, se i nostri clienti, gli asset owner, mettono in dubbio il valore dell'integrazione ESG e dell'impact investing, non destineranno abbastanza denaro al finanziamento di queste strategie. In questo senso, a livello di costo del capitale, non si opererà una sufficiente distinzione tra le società più virtuose e le meno virtuose. E una situazione di questo tipo rischia di rallentare, se non addirittura di vanificare, i nostri sforzi collettivi.

Stagione aperta

A questo punto la questione è: come possiamo assicurarci che tutto questo non accada? In poche parole, coraggio e trasparenza.

Gli asset manager devono mostrare al mondo che hanno seriamente l'intenzione di produrre un vero cambiamento – e devono essere chiari sui motivi che li animano. Dobbiamo essere limpidi rispetto ai nostri obiettivi di investimento responsabile e all'impatto delle nostre convinzioni su aspetti quali la selezione dei singoli titoli e l'asset allocation. Dobbiamo inoltre fornire argomenti validi, strettamente legati alla logica della transizione, nel momento in cui decidiamo di tenere in portafoglio una società che emette gas serra.

Si tratta di una considerazione fondamentale. Per continuare a offrire prodotti d'investimento che generino rendimenti – sufficienti ad assicurarci una rendita – per gli anni futuri, gli asset manager e i loro clienti non possono, da un giorno all'altro, eliminare tutte le imprese che producono un chilo di CO2. Oltretutto, non tutti i trustee se la sentiranno di abbandonare il rassicurante mondo degli investimenti nei trasporti e nelle utility tradizionali per puntare su start-up innovative nel campo delle rinnovabili.

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La velocità del cambiamento deve essere gestita con criterio, le società migliori devono essere premiate, le società in fase di transizione devono essere supportate, e soprattutto dobbiamo comunicare con chiarezza a quali logiche ci ispiriamo. Sì, certamente punteremo i nostri capitali su una nuova generazione di imprese allineate con gli obiettivi net zero per farle crescere, ma continueremo a finanziare le società affermate con una visione, determinate ad adattarsi.

Nuovi orizzonti

Noi asset manager dobbiamo dialogare con le imprese con determinazione. Dobbiamo dimostrare un approccio proattivo e obiettivo sulle leve che possiamo utilizzare, come l'attività di voto, per influenzare i processi decisionali delle imprese rispetto al cambiamento climatico. Dobbiamo anche pubblicizzare con trasparenza e senza esitazioni, per quanto possibile, le nostre iniziative di engagement – i nostri obiettivi, i nostri successi, ma anche i nostri fallimenti.

Dobbiamo essere chiari su una convinzione molto importante: che con l'adozione di un approccio d'investimento sostenibile – che affronti i rischi più rilevanti di cambiamento climatico – riusciremo a generare rendimenti finanziari più solidi e resilienti nei prossimi anni e decenni.

È proprio questa convinzione che spinge il settore dell'asset management a scegliere un approccio d'investimento responsabile. Non stiamo "salvando il pianeta": la terra continuerà a girare allegramente su se stessa quando noi non ci saremo più. Si tratta di proteggere e ricostruire la nostra civiltà e le nostre economie. Ciò che ha senso sotto il profilo ambientale non ha mai avuto più senso sotto quello finanziario: investiamo, nel senso più stretto del termine, nel nostro futuro a lungo termine.

Questo principio, tuttavia, cozza contro il nostro istinto umano. Sembrerebbe quasi che siamo intrinsecamente portati a cercare il guadagno nel breve termine, incapaci di guardare a un orizzonte più remoto. Dobbiamo invece lavorare per assicurarci prosperità a lungo termine, affrontando le sfide future, e non focalizzare tutte le nostre energie sulle percentuali di rendimento del prossimo trimestre.

Intorno a queste convinzioni ruota l'approccio di AXA IM alla gestione sostenibile degli asset. Il desiderio di raggiungere quell'orizzonte remoto con un mondo in cui valga ancora la pena di vivere.

È ora di agire

In pratica questo richiede agli asset manager una certa determinazione – a essere davvero "attivi". Significa dialogare con i più grandi emettitori per forzarli a cambiare – e disinvestire se proprio non ci sentono, o se procedono troppo lentamente. Significa finanziare la transizione sostenendo società impegnate a costruire modelli operativi più sostenibili. Significa utilizzare e sviluppare strumenti ESG per individuare con precisione rischi e opportunità. E significa per gli asset manager assumere un ruolo di guida, perché abbiamo bisogno di una spinta di tutto il settore nell'ottica di una maggiore efficacia.

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Il nostro settore ha bisogno di grandi investitori che si impegnino oggi stesso in questa direzione, sforzandosi di costruire una narrativa autentica e potente, capace di prendere i messaggi delle nostre brochure patinate, mettendoli in opera con profitto nei portafogli dei nostri clienti.

Sì, il rischio di greenwashing è reale. Ma se è giusto vagliare con grande scrupolo gli impegni assunti dalle società in cui investiamo (e trattare con attenzione i nostri stessi impegni), non dobbiamo restare bloccati nell’inerzia, aspettando che la marea ci travolga. Ciò che ha senso sotto il profilo ambientale non ha mai avuto più senso sotto il profilo finanziario – e il settore dell’asset management, per le sue dimensioni, ha la possibilità di contribuire alla costruzione di un nuovo sistema di riferimento sostenibile per l’economia globale. Ogni volta che mettiamo all'opera il capitale dei nostri clienti, dovremmo cercare di farlo nell’ottica di un futuro che possa assicurare prosperità per tutti.

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