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Social taxonomy al via in Europa

  • 25 Maggio 2022 (5 min di lettura)

Mentre la tassonomia verde sta prendendo definitivamente forma, dopo un lungo e travagliato iter, l'Unione europea inizia ad affrontare la questione della tassonomia sociale. Il focus è sull'impatto delle attività economiche su lavoratori, consumatori e comunità. Ma non potrà essere "science-based".

Il percorso avviato dall'Unione europea per arrivare a definire la tassonomia "verde", quella che individua i settori e le attività che contribuiscono positivamente alla mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, si sta avviando a conclusione, sebbene sia stato com'è noto contrastato. Più recentemente ha iniziato invece a prendere corpo il percorso parallelo che mira a definire la cosiddetta "social taxonomy", cioè la tassonomia delle attività che offrono un contributo positivo dal punto di vista del loro impatto sociale.

 

Quali obiettivi per quali stakeholder

A fine febbraio di quest'anno il gruppo di esperti della Platform on Sustainable Finance, il terzo costituito dalla Commissione di Bruxelles per l'attuazione del Piano d'azione sulla finanza sostenibile, ha infatti pubblicato il report finale sulla social taxonomy. Ispirandosi all'impostazione della tassonomia verde, lo studio mira innanzitutto a identificare: da una parte, quali sono gli obiettivi di ordine sociale ai quali si intende dare priorità; dall'altra, quali sono i principali gruppi di stakeholder (portatori d'interessi) che vengono influenzati dalle attività economiche. Questo impianto intende agevolare gli investitori a indirizzare le proprie risorse verso quei settori e attività che consentono di ottenere il massimo impatto sociale positivo.

 

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Fonte: Final Report on Social Taxonomy, Platform on Sustainable Finance, February 2022, https://ec.europa.eu/info/sites/default/files/business_economy_euro/banking_and_finance/documents/280222-sustainable-finance-platform-finance-report-social-taxonomy.pdf.

 

Gli obiettivi fondamentali di ordine sociale individuati dalla social taxonomy sono tre: lavoro dignitoso, adeguati livelli di vita e di benessere per gli utenti finali, comunità e società inclusive e sostenibili.

In corrispondenza a questi obiettivi fondamentali, il report elenca anche una serie di sotto-obiettivi, fra i quali figurano ad esempio: salute e sicurezza dei lavoratori, assistenza sanitaria, non discriminazione, salari dignitosi, contrasto al lavoro forzato e al lavoro minorile, formazione permanente, sicurezza dei prodotti per i consumatori, accesso alle cure sanitarie, all'educazione e a una sana alimentazione.

I principali gruppi di stakeholder che vengono influenzati dalle attività economiche sono anch'essi tre: forza-lavoro aziendale (inclusi i lavoratori lungo tutto la catena del valore aziendale), consumatori e utilizzatori finali di prodotti e servizi, comunità coinvolte.

 

Le valenze della tassonomia sociale

Il report finale era stato preceduto a luglio del 2021 dalla pubblicazione della bozza di rapporto, successivamente alla quale era stato aperto un periodo di consultazione di circa due mesi. Per la stesura del report finale si è dunque tenuto conto delle considerazioni espresse nei 268 commenti ricevuti nel periodo di consultazione.

Dall'analisi di tali commenti è emerso che le principali valenze riconosciute alla social taxonomy sono:

-rafforza la definizione e la misurazione di un investimento sociale (65%);

- favorisce gli investimenti nella sostenibilità sociale e nella giusta transizione (62%);

- affronta i rischi e le opportunità per gli investitori legati alle questioni sociali e ai diritti umani (47%).

 

Cosa cambia rispetto alla tassonomia verde

La struttura della social taxonomy, come accennato, riprende in buona parte quella della tassonomia verde, in combinazione con la quale deve essere considerata.

Come per la tassonomia verde, ad esempio, anche la social taxonomy prevede il principio "Do No Significant Harm" (DNHS): significa che, per essere considerata sostenibile dal punto di vista sociale, un'attività economica non solo deve offrire un contributo sostanziale a uno degli obiettivi sociali fondamentali di cui si è detto, ma deve anche non produrre effetti negativi sugli altri obiettivi sociali. Similmente alla tassonomia verde, inoltre, si parla di attività dannose, in questo caso "socialmente dannose" ("socially harmful"), che in nessun modo possono essere contemplate dalla tassonomia. Il riferimento è ad esempio ad armi messe al bando da convenzioni internazionali o a beni il cui consumo ha riconosciuti effetti dannosi sulla salute, come il tabacco.

Esiste però una differenza sostanziale tra la social taxonomy e la tassonomia verde. Mentre per quest'ultima obiettivi e criteri possono essere fondati su evidenze scientifiche ("science-based"), obiettivi e criteri sociali possono invece basarsi solamente su standard, principi, convenzioni, trattati internazionali. Ad esempio: la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, i Principi Guida delle Nazioni unite su Imprese e Diritti Umani, la Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione europea, il Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari.

Lo sviluppo della social taxonomy, il cui iter è solo all'inizio, è dunque evidentemente più complesso. Fra i prossimi passi sono previsti ad esempio uno studio sugli impatti della tassonomia sociale e la definizione di un ordine di priorità per obiettivi e sotto-obiettivi. Il report degli esperti, inoltre, non vincola la Commissione europea. Gli operatori finanziari sono comunque invitati a iniziare a sperimentare l'utilizzo della tassonomia sociale.

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